Essere Nadia, una nuvola rosa con occhi e artigli felini. Nella sua grazia tutta femminile, nella sua voce calda e pacata, che richiama antichi mantra alla ruota della preghiera, cela la potenza indomita di una tigre del Bengala. Quella forza antica e ancestrale di chi ha cominciato a difendersi presto, nascondendo, in fondo alla valigia della vita, la propria timidezza e fragilità; di chi ha saputo guardare dritta verso il sole, imparando a distinguerne il colore di ogni singolo raggio e perfino il rumore silenzioso del suo eterno ardere. Ha conosciuto da vicino il mondo della tv, le telecamere, i flash e i set fotografici, ma sono altre le esperienze che l’hanno fatta “vedere” davvero, perché lo sguardo degli altri passa attraverso i tuoi occhi e sei tu, per prima, a doverti trattare con cura e gentilezza. Le piacerebbe trasferirsi, con l’inseparabile marito e compagno, in mezzo alla natura, magari su un’isola greca, dedicarsi alla pratica delle campane tibetane, di cui è diventata operatore olistico, e alla meditazione, godendosi questo tempo nuovo, ora libera dalla paura.
NADIA