Aprassia
La parola aarassia deriva dal greco “a-praxìa” e letteralmente significa”impossibilità a fare”.
Parliamo quindi di aprassia quando abbiamo un paziente incapace di effettuare movimenti volontari. Nel caso in cui riesca ad eseguire movimenti volontari, il suo moto manifesta comunque evidenti difficoltà. Questo disturbo neuropsicologico non è quasi mai la conseguenza di paralisi, atassia o demenza.
La maggior parte dei pazienti in cui è stato riscontrato tale disturbo non hanno consapevolezza del loro deficit.
Alla base di questo disturbo neuropsicologico è possibile associare le lesioni cerebrovascolari e quelle riguardanti il corpo calloso, così come è possibile collegare l’aprassia con il morbo di Alzheimer o con quello di Parkinson. Altre potrebbero essere le patologie che causano questa “impossibilità”, per questo motivo è sempre meglio consultare un medico per avere una diagnosi più accurata.
La riabilitazione è alla base della cura di questo disturbo ed è quindi indispensabile affidarsi a figure di riferimento come terapisti fisici, terapisti occupazionali o logopedisti. Non esiste al momento una cura farmacologica in grado di agire direttamente sui sintomi di questo disturbo, ma alcune forme meno gravi tendono a risolversi spontaneamente.
Considerato il fatto che l’aprassia venga considerata una malattia neuropatologica invalidante è sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia, specialmente se il disturbo scaturisce da un forte trauma o da una delle patologie associate menzionate prima.