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Beatrice Venezi per le donne con Pink Union

 
Il Maestro d’Orchestra Beatrice Venezi, testimonial di Pink Union racconta cosa significa per lei fare prevenzione e come divulgare la conoscenza sia prezioso in ogni campo, non solo quello scientifico.
 

‘Cosa pensa del ruolo della prevenzione nel coltivare il benessere? E quanto gioca il ruolo della donna in una società sempre più attenta alla salute?’

 

Ormai molti di noi sono davvero più consapevoli del ruolo fondamentale della prevenzione nel preservare la salute. Io mi batto da sempre per le pari opportunità ma è vero che in questo caso la donna è costantemente in prima linea: i dati parlano chiaro, si informa di più, si occupa della prevenzione di tutti in famiglia, dei figli e spesso anche del marito. È dimostrato che ha una sensibilità maggiore e può essere un ottimo esempio concreto nella sua comunità.

Mi piace sottolineare che pari opportunità e omologazione per me non hanno lo stesso significato: le differenze tra uomo e donna ci sono, sono biologiche, legate alla natura. Per questo è necessario che la prevenzione, e naturalmente la cura, siano specifiche.

Fino a pochi anni fa la stessa farmaceutica offriva pochi prodotti differenziati per genere, tranne ovviamente quelli legati al nostro essere donna.  La medicina tendeva a ragionare “al maschile”: credo che sia importante promuovere la differenza di genere quando è giusto, quando queste differenze vanno preservate, anzi enfatizzate, per studiarle e rispondere nel miglior modo possibile. Avere tutti gli stessi diritti non vuol dire essere tutti uguali!

 

‘La prevenzione primaria dipende direttamente da noi, e riguarda l’alimentazione corretta, l’attività fisica, le scelte sane…Lei ha una vita abbastanza complicata, sempre in viaggio, ha orari diversi rispetto a chi ha ritmi “da ufficio”: cosa fa per mantenersi in salute?’

 

Anch’io sono per il vecchio detto ‘prevenire è meglio che curare’. Per quanto riguarda l’attività fisica mi piace molto, e cerco di allenarmi in modo costante, anche se la regolarità è una parola difficile nella mia vita. Cerco di farla il più possibile: alcuni alberghi hanno almeno una sala attrezzata per chi vuole praticare sport indoor. Ho chiesto a un trainer di prepararmi una scheda di esercizi che posso fare sia nelle palestre degli hotel sia in camera: quando non trovo la situazione giusta per allenarmi mi arrangio così.

Faccio molta attenzione all’alimentazione: cerco di scegliere cibi a “chilometro zero”, seguo una dieta più ricca di proteine e meno di carboidrati, perché mi attenua la stanchezza. Mi sono resa conto che aiuta il mio organismo ad adattarsi meglio alle differenze di fuso orario. Tutte le mattine a digiuno bevo un bicchier d’acqua con spremuto un limone: ho riscontrato sulla mia pelle i vantaggi depurativi di questa abitudine.

Si tratta di piccoli accorgimenti che mi aiutano concretamente.

Un altro tema riguarda l‘apporto di verdure: a tavola noi siamo guidati dalla dieta mediterranea, ma viaggiando in giro per il mondo non è sempre facile seguirla, almeno nel modo in cui la concepiamo noi. Ad esempio, ho lavorato per lunghi periodi in Armenia, là mangiano molta carne, io invece preferisco il pesce, e già adattarmi alla loro cucina non è stato facile. Un giorno in una gastronomia ho chiesto un piatto vegetale e mi hanno proposto…una chicken salad! (insalata di pollo con salse su un letto di lattuga – ndr).

 

‘Ci vuole grande costanza e attenzione per seguire stili di vita salutari, quindi.’

 

Penso che si tratti di amore e rispetto verso se stessi. L’attenzione verso il corpo, verso la nostra “macchina” è davvero fondamentale: possiamo avere tante buone idee, tanti progetti, ma se la macchina non funziona non c’è niente da fare. Per quel che riguarda i controlli medici di diagnosi precoce, seguo le indicazioni degli esperti per chi è donna e ha la mia età (30 anni Ndr): autopalpazione del seno, Pap Test, esami del sangue, visita ginecologica. Basta poco per dimostrare di volersi bene, prima si inizia e meglio è.

 

‘Ci ha raccontato delle sue scelte di salute: si è informata, vuole saperne di più, ed è ciò sta cercando di fare la scienza, avvicinare tutti almeno alle conoscenze di base. Nel suo campo, invece, che strategie ha scelto di usare per allargare la conoscenza e l’interesse nei confronti della musica classica?’

 

Credo che non sia il contenuto il problema, perché la forza del contenuto dei lavori che dirigo è immutabile da secoli ed è ancora valido. Bisogna lavorare sul messaggio per renderlo più fruibile, comunicandolo nel modo giusto. Mi capita spesso di chiedermi “come faccio a sollecitare, a stimolare questa curiosità?”. Quindi cerco quel “quid” che agganci un pubblico di non addetti ai lavori, spesso nemmeno (apparentemente) interessato a questo mondo. È puramente una questione di comunicazione.

 

‘Lei è davvero esempio importante, soprattutto per i giovani…’

 

Penso che si debba stimolare la curiosità e portare i giovani a teatro, perché solo così si può vivere l’esperienza del suono, percepire fisicamente le onde sonore. Non siamo più abituati al suono fisico, siamo abituati ormai solo al suono digitale amplificato oppure trasmesso attraverso le cuffie dei cellulari dai vari podcast. Andare a teatro e avere l’esperienza della potenza del suono vero, fisico, non lascia indifferenti.

Le famiglie, ma anche chi rappresenta una guida per i ragazzi non solo a casa, devono aiutarci ad avvicinare i giovani a quelle attività che sono state sempre prerogativa esclusiva delle persone più mature, come vedere un’opera a la Scala, ad esempio. Sono certa che per molti sarà davvero indimenticabile!