Marcatori tumorali
COSA SONO
I marcatori tumorali – chiamati anche biomarker o indicatori tumorali – sono delle molecole rilevabili nel circolo sanguigno che possono indicare la presenza di un tumore.
PER COSA VENGONO UTILIZZATI
In genere queste sostanze – il più delle volte si tratta di proteine – possono essere prodotte dalle cellule anche in assenza della malattia. Le cellule tumorali invece, proprio per la loro capacità di replicarsi più velocemente di quelle sane, possono rilasciare nel sangue maggiori quantità di queste proteine.
Ecco perché può essere utile poterle rilevare attraverso un prelievo sanguigno per intercettare la malattia nelle fasi iniziali, soprattutto nei soggetti a rischio.
Non solo, è possibile utilizzare i marcatori tumorali anche nel monitoraggio della malattia e nella valutazione dell’andamento delle cure. Ciò avviene tramite la biopsia liquida, un esame volto a monitorare la quantità di biomarcatori nel tempo.
Attraverso la biopsia liquida esiste infatti la possibilità di analizzare le caratteristiche genetiche del tumore che già è presente allo scopo di somministrare la migliore terapia. Non solo.
A differenza di una biopsia tradizionale, dove il risultato è una “fotografia” parziale del tumore relativa solo alla sede dove è stato effettuato il prelievo del tessuto, con la biopsia liquida è possibile seguire l’evoluzione della malattia.
Ed è proprio quest’ultimo uno degli indubbi vantaggi della biopsia liquida: alcune mutazioni nei tumori compaiono nel tempo, per cui si rivela inefficace una cura precedente. Ecco perché conoscerle è di fondamentale importanza per stabilire nuove terapie.
QUALI SONO I PRINCIPALI MARCATORI TUMORALI?
Il più famoso biomarcatore tumorale è il PSA, prostate specific antigen. Il dosaggio di questa molecola è specifico per il tumore della prostata poiché prodotta dalle cellule dell’organo maschile.
La presenza di valori anomali non indica necessariamente un tumore, ma può essere associata a disturbi temporanei della prostata.
Un altro biomarcatore specifico per un organo è il CA 125 prodotto dalle ovaie. La ricerca del CA 125 si esegue allo scopo di valutare recidive e prognosi del carcinoma dell’ovaio.
Ad oggi non ci sono prove che dimostrino l’efficacia dell’impiego di questo biomarcatore come metodo di screening. Il CA 125 può essere infatti presente in quantità anomale anche in presenza di altri disturbi.
Viene utilizzato correntemente anche il CEA, l’Antigene Carcino-Embrionario. Tale proteina, prodotta fisiologicamente durante lo sviluppo fetale, si può trovare nel carcinoma del colon-retto, carcinoma gastrico, carcinoma pancreatico, carcinoma polmonare, carcinoma della mammella e carcinoma midollare della tiroide.
Non solo, può essere prodotta anche in caso di colite ulcerosa, pancreatite, cirrosi epatica, BPCO e più in generale nei soggetti fumatori.
A causa della non specificità, il dosaggio del CEA non viene eseguito come metodo di screening nei soggetti sani bensì nel monitoraggio di forme tumorali recidive dopo asportazione chirurgica.