Capire il tumore al seno per affrontarlo meglio: leggiamo insieme i dati del referto istologico.
Ottobre è un mese speciale per le donne: è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Sono tantissime le iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e sostegno alla ricerca al femminile in calendario consultabili sul sito del progetto Pink Union di Fondazione Humanitas per la Ricerca.
La malattia però è sempre in agguato. E se, dopo una biopsia o un intervento, il referto istologico conferma la presenza di un tumore, la prima cosa è capirne di più per affrontarlo meglio. Ecco le indicazioni degli esperti Humanitas per leggere con chiarezza le informazioni riportate nel referto.
Ogni tumore è diverso, così come sono diverse le donne che si ammalano di tumore al seno.
Una diagnosi di tumore è un evento drammatico ma sempre più superabile, grazie agli straordinari passi avanti compiuti dalla ricerca anche in questi ultimi anni.
La prevenzione gioca un ruolo fondamentale.
Prima si scopre la presenza del tumore e prima i medici possono diagnosticarla e individuare la terapia più consona. Per questo è importantissimo effettuare i controlli periodici indicati dagli esperti in modo continuativo: un tumore al seno ai primissimi stadi avrà maggiori possibilità di essere curato al 100%.
Tumore al seno: cos’è il referto istologico.
E’ il risultato dello studio al microscopio di frammenti di tessuto: è eseguito dal patologo in laboratorio.
Che informazioni contiene il referto.
- Se il tumore è maligno o benigno, indica se è localizzato (in situ), limitato a un dotto quindi, o infiltrante, invasivo dei tessuti. Nel caso di tumore infiltrante con componente in situ, indica se questa è focale (rappresenta meno del 25%) o estesa (più del 25%).
- Fornisce una definizione del tipo di tumore in base all’origine: ad esempio carcinoma duttale in situ significa che si tratta di un carcinoma che ha sede all’interno dei dotti senza potenziale di infiltrazione in organi e tessuti circostanti.
- Segnala il grado tumorale, cioè quanto le cellule malate si sono diversificate da quelle sane in una scala di riferimento. I gradi della scala sono 3: G1, G2, G3. G1 vuol dire carcinoma ben differenziato, poco aggressivo; G2 indica carcinoma moderatamente differenziato; G3 significa carcinoma scarsamente differenziato, aggressivo.
- Nel referto c’è la dimensione del tumore in millimetri o centimetri in una scala da 1 a 4 (T1-T4), la sua stadiazione, e quanto è diffuso nell’organismo.
- Fornisce i risultati dell’analisi dei margini della massa tumorale, per verificare se la malattia interessa anche quelli, e la distanza del tumore dai margini di resezione.
- Indica se vi è stata invasione vascolare dei tessuti, cioè se vi sono cellule tumorali nei vasi circostanti il tumore, un elemento che indica l’aggressività del tumore. E, in caso di asportazione dei linfonodi, indica quanti linfonodi sono interessati alla malattia.
Nel referto istologico di un tumore al seno si trovano altre indicazioni rilevanti per le scelte terapeutiche:
- Attraverso l’uso di anticorpi speciali, si valuta se i tumori sono estrogeno-responsivi (Er+) e progesterone-responsivi (PgR+): due ormoni che inducono la proliferazione cellulare.
- Se il tumore ha un’alta percentuale di proteina HER2, viene definito HER2-positivo: si tratta di gene responsabile della proliferazione cellulare che nei tumori al seno è alterato, continuando a riprodursi.
- Il valore Ki67 esprime la percentuale (da 0 a 100) di cellule tumorali che hanno la potenzialità di duplicarsi. Se il valore supera il 20% il tumore viene è considerato più aggressivo.
Il referto istologico è un insieme di informazioni indispensabili perché i medici prendano le decisioni più corrette per ogni paziente: la sua complessità è conferma del fatto le variabili di cui tenere conto sono tante, e che ogni tumore al seno, come ogni donna, va approcciato nel modo più personalizzato possibile.
E’ questa la direzione che sta seguendo la medicina, ed è anche la direzione della ricerca di eccellenza.