Intervista Dr. Marcello Rubino
Di cosa ti occupi?
La mia ricerca si occupa di approcci molecolari e farmacologici per lo studio e la validazione di nuove possibili terapie per le patologie cardiache, che sono la principale causa di morte al mondo. Nello specifico, studio come, in campioni patologici umani, fattori di stress patologici, come ad esempio l’infiammazione, possano indurre la fibrosi cardiaca, che porta all’alterazione strutturale del cuore e allo scompenso. Successivamente, utilizzo modelli patologici, in laboratorio, per testare l’effetto teraupetico degli inibitori dei geni identificati.
Cosa porti in Italia delle tue esperienze precedenti?
Negli ultimi 4 anni ho lavorato in Colorado presso uno laboratorio specializzato nei meccanismi molecolari della fibrosi cardiaca. Durante questo periodo ho imparato diversi metodi per testare e validare dei trattamenti farmacologici di cura della fibrosi, attraverso esperimenti funzionali e tecniche di visualizzazione. Ho acquisito quindi molte competenze nell’ambito della fibrosi. In più, ho accumulato campioni biologici umani, difficili da acquisire in Italia, che intendo utilizzare per continuare ulteriormente i miei studi.
Cos’ha Humanitas a tuo avviso di diverso rispetto alle istituzioni nelle quali hai già lavorato?
Humanitas è in primis un ospedale, quindi una struttura che ha come priorità lo studio e il trattamento della patologia da un punto di vista clinico. A questo si unisce Fondazione Humanitas per la Ricerca, dove lavorano ricercatori e medici che studiano le patologie umane utilizzando sia la diagnostica che tecniche cellulari e molecolari. Humanitas si avvale, inoltre, di personale competente motivato e specializzato nello studio dell’infiammazione. In più, ci sono diverse facility, laboratori dedicati ad alcune specifiche tematiche, con mezzi e tecnologie avanzate che permettono la ricerca in ambito molecolare e cellulare.
Quanto è importante fare esperienze diverse, confrontarsi con ricercatori di tutto il mondo per fertilizzare e sviluppare la ricerca?
La ricerca è un’attività sempre in crescita e in movimento. I ricercatori devono aggiornarsi continuamente sulle novità, cioè sulle nuove ricerche terminate e pubblicate e sulle nuove metodiche, anche cliniche, se possibile. Bisogna essere nelle condizioni di partecipare ai congressi, è necessario trovare laboratori esterni, magari specializzati in diversi campi o metodiche, che siano disposti a collaborare. In questo modo si può crescere più velocemente stabilendo la propria posizione in un istituto, magari riuscendo ad applicare per ricevere fondi, indispensabili per lavorare.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Sono appena tornato in Humanitas grazie ai fondi del 5X1000.
I miei obiettivi sono di ottenere altri fondi per la mia ricerca e stabilizzare la mia posizione come ricercatore proprio qui in Humanitas. Vorrei aprire un mio laboratorio di ricerca e, per questo, necessito di una buona struttura di appoggio che mi accolga stabilmente e delle risorse per assumere personale e comprare i materiali necessari al mio lavoro.
Fare ricerca richiede fondi ingenti. Perché i donatori dovrebbero contribuire a sostenerla?
Purtroppo, per quanto le conoscenze umane sulle patologie siano cresciute nel corso dei secoli, non sappiamo ancora abbastanza su come curare adeguatamente la maggior parte delle malattie. La recente pandemia ci ha ricordato, e dimostrato, che l’uomo, specie dominante, può essere in balia di virus e rivelarsi ancora più fragile. Una delle soluzioni più efficaci è l’incremento della ricerca, quella clinica per lo studio delle patologie, e quella cellulare e molecolare per la caratterizzazione e la potenziale cura della malattia.
HIPPO PROGRAM
SCHEDA INTERVISTA
RICERCATORE Dr. Marcello Rubino
Mentor Prof. Gianluigi Condorelli