Biopsia liquida per la diagnosi precoce del tumore alla prostata
Cosa vogliamo curare
Il tumore alla prostata costituisce il primo tumore solido nel genere maschile, rappresenta il 25% dei tumori nella fascia di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Infatti i volumi di incidenza e prevalenza si avvicinano a quelli del carcinoma mammario della donna. In Italia si eseguono circa 130/140.000 biopsie prostatiche all’anno individuando ogni anno 38/40.000 nuovi casi.
Dove vogliamo arrivare
L’obiettivo principale di questo studio è valutare la possibilità di utilizzare la biopsia liquida del liquido seminale (SF) per una diagnosi non invasiva della malattia, identificando specifiche mutazioni del tumore in cellule derivate dalla prostata.
Prima di tutto ha l’obiettivo di confermare che gli elementi tumorali dello sperma possano essere utilizzati per il rilevamento del carcinoma. A seguire, testare la biopsia liquida per ridurre i trattamenti e le biopsie non necessarie.
Gli elementi ottenuti dal liquido seminale, infatti, aiuteranno a distinguere i pazienti con tumore alla prostata clinicamente insignificante, e che non necessitano di un trattamento ma di attenta sorveglianza nel tempo, da quelli con una malattia più aggressiva, che devono essere sottoposti a biopsia e/o intervento chirurgico.
Quanto durerà lo studio e quando sarà attivato sui pazienti?
Lo studio è iniziato da 2 anni, ma la particolare complessità dei campioni analizzati ha richiesto di continuare le ricerche in questo ambito, che continueranno per i prossimi 2 anni.
Il progetto di studio può essere applicato in tempi brevissimi considerati gli alti volumi diagnostici e terapeutici del centro urologico Humanitas (circa 1200).
L’applicazione clinica, invece, sarà valutata successivamente in termini di validità e utilità.
Quanti ricercatori sono impegnati nel progetto?
Dal punto di vista clinico lavorano i medici della divisione di Urologia, in primis il primario prof. Giorgio Guazzoni e il dott. Massimo Lazzeri.
Per la parte preclinica opera un team composto dalla dott.ssa Giulia Soldà e della prof.ssa Rosanna Asselta e da due esperti post-doc. Il progetto si avvale anche della collaborazione dell’ anatomia patologica con l’intervento del dott. Piergiuseppe Colombo.