Facebook Twitter WhatsApp LinkedIn Telegram

Articoli

Articoli Diamo voce alla ricerca

Carcinoma al pancreas

Il punto sulla ricerca con il professor Alessandro Zerbi Direttore della Unità di Chirurgia Pancreatica di Humanitas a Rozzano

Il tumore al pancreas è ancora una grande sfida per il mondo scientifico

Faccio una doverosa premessa: i tipi di tumore del pancreas sono diversi, invece molto spesso si fa coincidere la parola tumore del pancreas con il carcinoma del pancreas.

Il carcinoma del pancreas, di cui ci occupiamo qui, è il tumore del pancreas di gran lunga più frequente, ma non è l’unico. Ci sono anche due gruppi di tumori più rari, diversi dal carcinoma del pancreas: i tumori neuroendocrini e i tumori cistici. Entrambi sono meno frequenti, hanno mediamente una gravità minore e prospettive di cura e aspettativa di vita differenti rispetto al carcinoma del pancreas.

Il tumore neuroendocrino del pancreas, di cui si parla tanto in questi giorni, è molto diverso dal carcinoma: dal punto di vista tecnico in alcuni casi può coincidere il tipo di operazione, ma la biologia del tumore è totalmente differente, così come le prospettive del paziente.
È importante far capire questo concetto: sono mondi totalmente diversi, accomunati solo dal fatto che a essere colpito è lo stesso organo.

Invece il carcinoma del pancreas è molto più diffuso

È una forma in costante aumento, attualmente è la quarta causa di morte per tumore nei popoli occidentali e probabilmente a breve diventerà la seconda. Si tratta di un tumore che ha un impatto molto forte, anche se parliamo di causa di morte e non di frequenza: molte forme di tumori sono più frequenti ma meno aggressive, e quindi causano meno decessi.

Quali sono i fattori di rischio?

Essendo sviluppato in tutti i paesi occidentali tra i fattori di rischio annovera alcuni comportamenti tipici della società occidentale, come il fumo di sigaretta, la dieta ricca di grassi, il sovrappeso. Aggiungo l’esposizione probabilmente a fattori cancerogeni ambientali, anche se non ben conosciuti. Adottare uno stile di vita salutare può aiutare a preservarci e diminuire la probabilità di ammalarsi, come accade per molti altri tumori. C’è una piccola quota di casi, circa il 10%, che dipende da una predisposizione genetica: in alcune famiglie si osserva una concentrazione di casi, anche se non esiste un gene specifico che trasmette la malattia.

Quando viene riconosciuta questa predisposizione, va attivata la sorveglianza, cioè va sottoposto a screening chi sa di essere esposto a un rischio maggiore rispetto al resto della popolazione.

Ricordo che lei stesso indicava almeno 2 persone all’interno della famiglia

È proprio così. Sono attivi diversi programmi di screening e di prevenzione, il principale è gestito dall’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas.

Il carcinoma del pancreas nell’immaginario collettivo è considerato un tumore molto grave, a volte addirittura incurabile. Ovviamente non è così.

Questo sua fama negativa ha comunque una ragion d’essere: purtroppo è un tumore che spesso viene diagnosticato in una fase avanzata, quando le possibilità di cura sono inferiori rispetto allo stesso tumore individuato in fase precoce.

Questo avviene perché dà pochi sintomi, nella maggior parte dei casi non dà sintomi precoci evidenti, come accade ad esempio per il tumore al colon, che può causare piccole perdite di sangue: il pancreas è un organo molto profondo, difficile anche da visualizzare con indagini diagnostiche semplici, e quindi anche questo può comportare ritardi nella diagnosi.

Nel caso vi siano, quali sono i sintomi più comuni?

Si tratta di sintomi vaghi, che facilmente vengono confusi: lievi dolori alla parte alta dell’addome e disturbi digestivi, che potrebbero essere la prima manifestazione del carcinoma del pancreas, possono essere attribuiti a una gastrite o a calcoli alla cistifellea. Altre volte, quando il tumore si sviluppa nella parte sinistra del pancreas, il sintomo può essere rappresentato da dolore alla schiena, ma è naturale che la prima cosa a cui si pensa riguardi la muscolatura o la colonna vertebrale: lo si scambia per un dolore ortopedico o neurochirurgico e invece può essere la prima manifestazione di un tumore al pancreas.

In altri casi i sintomi precoci ci sono: se il carcinoma nasce vicino al condotto che porta la bile dal fegato all’intestino (questo condotto passa dentro la testa del pancreas) e sviluppandosi lo comprime, il paziente acquisisce il tipico colore giallo, portando a indagare subito e accelerare la diagnosi.

In altri casi è un diabete improvviso, in chi non ha predisposizione a svilupparlo, a destare sospetti: tra le funzioni del pancreas vi è la produzione di insulina, per garantire un valore normale di zuccheri nel sangue. Il carcinoma al pancreas può interferire nelle produzioni ormonali e manifestarsi con un diabete precoce. In altri casi ancora è l’infiammazione al pancreas, una pancreatite senza cause evidenti, a nascondere un piccolo tumore, magari non molto visibile, che ostruisce il condotto che porta il succo pancreatico dal pancreas all’intestino, e causare così la pancreatite.

La sfida dei medici è aumentare la quota di pazienti diagnosticati in modo precoce perché possano beneficiare dell’asportazione chirurgica del tumore, che non è l’unica cura ma è un passo a cui puntiamo sempre.

A proposito di cure, professor Zerbi, quali sono quelle attuali per il carcinoma del pancreas?

Attualmente, come dicevo, si basano sulla chirurgia associata a trattamenti oncologici, soprattutto di tipo chemioterapico, ma anche radioterapico: come tutti i tumori maligni, nasce in un organo e poi ha la tendenza a diffondere cellule tumorali in altre sedi. Nel carcinoma del pancreas questa tendenza è particolarmente alta ed è particolarmente precoce nella storia naturale della malattia.
Con la chirurgia s’intende eliminare il tumore nell’organo nativo; con la chemioterapia via endovenosa si cerca di distruggere le eventuali cellule annidate in altri organi.

La combinazione di asportazione chirurgica e chemioterapia sistemica è il cardine della cura del carcinoma del pancreas: oggi sempre più spesso si fa precedere l’intervento chirurgico almeno da una parte della chemioterapia per completarla successivamente.

La chemioterapia è poi usata ovviamente nei casi in cui il carcinoma del pancreas non è asportabile alla diagnosi in modo completo.

Dal punto di vista diagnostico invece?

L’esame cardine è la TAC: a volte può aiutare la risonanza magnetica. È quasi sempre è utile un esame particolare che si chiama eco-endoscopia: si tratta di un esame ecografico all’interno dell’organismo, che consente di eseguire una biopsia per caratterizzare il tumore.

Nell’approccio a questo carcinoma è fondamentale il lavoro di squadra: un team multispecialistico che affronta il caso e decide in modo collegiale come procedere, dalla diagnosi alle terapie. Il team è composto da molte figure: il radiologo, che analizza le immagini, il patologo per le biopsie, i gastroenterologi e gli endoscopisti per la parte diagnostica e la fase di follow up. Gli oncologi, ovviamente, i radioterapisti, i medici nucleari, i diabetologi, i nutrizionisti, gli psicologi: un team molto complesso ma fondamentale per affrontare nel modo giusto la malattia.