Chirurgia dei Sarcomi, un lavoro di squadra
La chirurgia dei sarcomi richiede un elevato grado di coordinamento. Stiamo parlando di tumori altamente eterogenei per i quali è necessario mettere a punto un percorso di cura personalizzato sul paziente. Abbiamo chiesto al team dell’Unità Operativa Chirurgia dei Sarcomi, Melanomi e tumori rari, coordinato dal Prof. Ferdinando Cananzi, di raccontare come funziona il loro lavoro di cura e studio dei sarcomi. Oltre al prof. Cananzi, che in occasione di un’altra intervista ha spiegato cosa sono i sarcomi e quali sfide rappresentano per la clinica, il “team sarcomi” di Humanitas è composto da tre assistenti chirurgo: Laura Ruspi, Federico Sicoli e Laura Samà.
Come si diventa chirurgo specializzato in sarcomi?
«Dal punto di vista della nostra preparazione – spiega la dottoressa Laura Ruspi – è stato importante fare un lavoro aggiuntivo rispetto a quello che avevamo portato a termine una volta completato il nostro percorso di studi da chirurghi, almeno per me e per il dott. Sicoli, mentre la dottoressa Samà si è formata sui sarcomi direttamente qui in Humanitas. Normalmente, infatti, i tumori rari vengono studiati sui libri ma non capita di trattarli in prima persona. Si incontrano sul campo solo se si lavora in un centro specializzato. Inoltre, ci tengo a sottolineare che il sarcoma, più di altre patologie, richiede uno studio e un aggiornamento continuo: sono state censite oltre 80 tipologie di sarcoma e ad ogni nuovo paziente ci mettiamo in discussione per studiare il suo caso nel dettaglio. Primo perché rispetto ad altre tipologie di cancro il sarcoma è poco noto, dato che abbiamo pochi dati. Secondo perché può colpire tessuti molto diversi tra loro, originando dalle ossa o dai tessuti molli come vasi sanguigni, muscoli, tendini e così via».
Una settimana tipo nell’Unità Operativa Sarcomi
Le giornate di un chirurgo specializzato in sarcomi, come accade nelle altre unità chirurgiche, sono suddivise sulla base di una rotazione del personale chirurgico tra i diversi ruoli. «Siamo una squadra – spiega il dott. Sicoli – e i nostri ruoli sono di conseguenza intercambiabili. Questa settimana ad esempio io mi sto occupando delle visite ai pazienti ricoverati e delle eventuali problematiche che possono incorrere nel post operatorio, mentre le colleghe si stanno occupando delle visite ambulatoriali e del follow-up dei pazienti già trattati. I pazienti arrivano qui solo per l’intervento, abbiamo un’organizzazione pre-ricovero ben rodata e questo ci permette di evitare al paziente di restare in ospedale più del dovuto. Anche in sala operatoria dividiamo il lavoro tra noi, e a rotazione c’è chi fa da primo, secondo o terzo operatore, sulla base della tipologia degli interventi e della loro complessità. Ci tengo a sottolineare che la presa in carico dei pazienti con tumori rari inizia molto prima dell’operazione vera e propria e finisce molto tempo dopo l’intervento, seguiamo le persone da vicino cercando di essere presenti e di supporto. Spesso, nel momento in cui i pazienti vengono affidati alle cure di altri specialisti, capita comunque che ci riconoscano come un punto di riferimento».
La chirurgia dei sarcomi al centro della rete di cura
Uno degli ingredienti fondamentali del lavoro nella chirurgia dei sarcomi è la comunicazione. «Prima di tutto tra noi, ci aggiorniamo a vicenda sull’andamento dei pazienti, sui nuovi casi, sulle difficoltà riscontrate e i successi raggiunti – racconta la dottoressa Samà – E poi il confronto con gli altri specialisti che in Humanitas si occupano di sarcomi, quindi le ricercatrici e i ricercatori di diverse specializzazioni. Infine, è indispensabile il confronto con i pazienti e con i loro medici curanti di base: tutti insieme costruiamo una rete di cura ad ampio raggio».