Facebook Twitter WhatsApp LinkedIn Telegram

Enciclopedia

Cardiomiopatia dilatativa

La cardiomiopatia dilatativa è una patologia che interessa il muscolo cardiaco e che pregiudica la capacità del cuore di pompare adeguatamente il sangue verso le diverse aree dell’organismo.

Che cos’è la cardiomiopatia dilatativa?

La cardiomiopatia dilatativa è una malattia che interessa in prevalenza il ventricolo sinistro, la parte del cuore che pompa il sangue nel resto dell’organismo tramite l’aorta. E’ un ingrossamento del ventricolo, che si accompagna ad una ridotta capacità di far circolare il sangue (insufficienza cardiaca “sistolica” o “con bassa frazione di eiezione”). Sebbene  in certi casi possa risultare asintomatica, la cardiomiopatia dilatativa è una patologia che, se non curata, nel tempo può provocare scompenso cardiaco, una sindrome contraddistinta dall’accumulo di liquidi nei polmoni (congestione polmonare), nell’addome, nelle gambe e nei piedi, insufficienza (ossia incontinenza) valvolare mitralica e/o tricuspidale secondaria alla dilatazione ventricolare, embolie, e aritmie che possono anche determinare decesso repentino.

Quali sono le cause della cardiomiopatia dilatativa?

In diversi casi non è possibile determinare le origini dell’ingrossamento del cuore e la cardiomiopatia dilatativa viene pertanto chiamata idiopatica. Le ragioni per cui il cuore può ingrossarsi sono molteplici: mutazioni genetiche, difetti congeniti, infezioni, abuso di alcol o di sostanze stupefacenti, certi chemioterapici, esposizione a sostanze tossiche quali piombo, mercurio e cobalto, e malattie cardiovascolari come la cardiopatia ischemica e l’ipertensione arteriosa.

Quali sono i sintomi della cardiomiopatia dilatativa?

Di solito i sintomi della cardiomiopatia dilatativa sono quelli tipici dello scompenso cardiaco, o sono causati da aritmie e possono comprendere pallore cutaneo, stanchezza, facilità all’affaticamento, respiro affannoso in occasione di sforzi a volte anche leggeri o quando si è distesi, tosse secca prolungata (in particolare da sdraiati), gonfiore addominale, delle gambe, dei piedi e delle caviglie, aumento repentino di peso provocato dalla ritenzione idrica, mancanza di appetito, palpitazioni, capogiri o svenimenti.

Come prevenire la cardiomiopatia dilatativa?

Il pericolo di insorgenza di una cardiomiopatia dilatativa può essere limitato evitando il fumo, consumando alcol con moderazione, non facendo uso di sostanze stupefacenti, conservando il peso forma e attraverso un’alimentazione sana e varia e un esercizio fisico regolare adeguato alle proprie condizioni fisiche.

Diagnosi

Accertati i sintomi di una eventuale cardiomiopatia dilatativa il medico può prescrivere i seguenti esami:

Esami del sangue: si può dosare il BNP (brain natriuretic peptide), che è elevato in presenza di scompenso cardiaco; possono essere in atto alterazioni degli indici di funzione epatica e renale, rivelatori della sofferenza di questi organi causata all’insufficienza cardiaca; nei casi più seri sono presenti iposodiemia e anemia.

Radiografia del torace (RX torace): dà due fondamentali informazioni: la prima interessa le dimensioni del cuore e la seconda la presenza e il grado della congestione polmonare.

ECG: registra l’attività elettrica del cuore. Può dimostrare molteplici alterazioni, tra cui segni di pregresso infarto miocardico o segni di sovraccarico (affaticamento da “iperlavoro”) del ventricolo sinistro o aritmie.

Ecocardiogramma: è un test di immagine che rappresenta le strutture del cuore e il funzionamento delle sue parti mobili. Il dispositivo manda un fascio di ultrasuoni al torace, con una sonda appoggiata sulla sua superficie, e rielabora gli ultrasuoni riflessi che ritornano alla stessa sonda dopo aver interagito in vario modo con le diverse componenti della struttura cardiaca (miocardio, valvole, cavità). È l’esame d’eccellenza: consente di stimare le dimensioni e lo spessore delle pareti delle camere cardiache, la funzione contrattile (valutata con un parametro chiamato “frazione di eiezione”) e il funzionamento delle valvole, e di determinare la pressione polmonare.

Test da sforzo con consumo di ossigeno: l’esame si effettua con la registrazione di un elettrocardiogramma mentre il paziente svolge un esercizio fisico, di solito su un tapis roulant o su una cyclette; si applica inoltre una mascherina per la stima dei gas espirati. Il test viene effettuato secondo protocolli prestabiliti. Consente di ottenere numerose informazioni, fra cui le più interessanti sono la resistenza all’esercizio del paziente in esame e la manifestazione di segni di ischemia sotto sforzo.

Coronarografia: è l’esame che permette di raffigurare le coronarie con l’iniezione di mezzo di contrasto radiopaco al loro interno. L’esame viene svolto in un’apposita sala radiologica, nella quale sono garantite tutte le misure di sterilità del caso. L’iniezione del contrasto nelle coronarie prevede il cateterismo selettivo di un’arteria e l’avanzamento di un catetere fino all’origine dei vasi esaminati. Si impiega per escludere la presenza di una malattia coronarica significativa.

Cateterismo cardiaco: metodica invasiva che si fonda sull’introduzione di un tubo (catetere) in un vaso sanguigno; il catetere viene poi mosso fino al cuore e permette di ottenere informazioni rilevanti sul flusso e sull’ossigenazione del sangue e sulla pressione all’interno delle camere cardiache e delle arterie e delle vene polmonari. Viene svolto raramente; comprova un aumento delle pressioni di riempimento ventricolari e, nelle forme più serie, diminuzione della portata cardiaca (cioè della quantità di sangue pompata dal cuore) e ipertensione polmonare.

Biopsia endomiocardica: si svolge in contemporanea all’esecuzione del cateterismo cardiaco con l’utilizzo di uno strumento chiamato biotomo. Di solito le biopsie sono effettuate sul lato destro del setto interventricolare. È utile nei soggetti con cardiomiopatia dilatativa di nuovo riscontro e scompenso cardiaco “fulminante” per determinare la presenza di miocardite, e se presente, accertare il tipo di cellule che sostengono il processo infiammatorio, dato che ciò ha un notevole valore prognostico.

Risonanza magnetica (RM) cardiaca con mezzo di contrasto: genera immagini accurate della struttura del cuore e dei vasi sanguigni con la registrazione di un segnale emanato dalle cellule sottoposte a un forte campo magnetico. Dà le stesse indicazioni dell’ecocardiogramma, ma permette una più accurata valutazione del ventricolo destro, e, inoltre, consente di valutare la “struttura” del miocardio, permettendo in tal modo di individuare la presenza di processi infiammatori e di aree di fibrosi (cicatrici).

TC cuore con mezzo di contrasto: è un esame di diagnostica per immagini che prevede l’esposizione a radiazioni ionizzanti. Fornisce informazioni simili a quella dell’RM. Con gli apparecchi moderni, con l’impiego di  mezzo di contrasto per via endovenosa, si può ricostruire il lume coronarico e avere informazioni su possibili restringimenti critici.

Indagini genetiche: si svolgono analizzando il DNA dei globuli bianchi presenti in un campione di sangue mediante un normale prelievo venoso. In caso di cardiomiopatie dilatative familiari si può svolgere la ricerca delle mutazioni genetiche associate allo sviluppo di cardiomiopatia dilatativa; qualora venga individuata una mutazione associata allo sviluppo di cardiomiopatia dilatativa, sarà possibile esaminare i familiari “sani”: i soggetti in cui risulterà negativa potranno essere rassicurati che non svilupperanno la patologia.

Trattamenti

Quando la causa della cardiomiopatia dilatativa è conosciuta, questa deve essere, se possibile, rimossa o corretta. A prescindere dalla causa, occorre mettere in atto la terapia per l’insufficienza cardiaca, al fine di migliorare i sintomi e prolungare la sopravvivenza. Oggi la terapia per l’insufficienza cardiaca prevede:

Farmaci: ACE-inibitori/sartani, beta-bloccanti, anti-aldosteronici, diuretici, digossina.

L’impianto di un pacemaker (PM) biventricolari e/o un defribrillatore automatico (ICD).

Nei casi più seri, che non rispondono ai trattamenti precedenti: l’impianto di dispositivi di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) e/o il trapianto di cuore.