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Enciclopedia

Emorragia subaracnoidea

Si tratta di un’emorragia – cioè una perdita più o meno abbondante di sangue da un vaso leso – che si genera dentro allo spazio subaracnoideo (cioè quello tra le meningi in cui passano le arterie cerebrali). Fra le ragioni più tipiche alla base di questo tipo di emorragia troviamo aneurismi intracranici, malformazioni artero-venose (MAV), angiomi cavernosi, neoplasie, traumatismi.

Quali sono le cause dell’emorragia subaracnoidea?

Fra le ragioni più tipiche alla base di questo tipo di emorragia troviamo gli aneurismi intracranici (responsabili dell’80% di questo tipo di emorragia); il 5% dei casi è invece dato da malformazioni artero-venose (MAV), nel restante 15% delle situazioni trovano spazio altre cause.

Quali sono i sintomi dell’emorragia subaracnoidea?

In presenza di emorragia subaracnoidea il quadro clinico può essere di gravità mutevole, in base all’entità del sanguinamento. Nelle situazioni meno serie può essere distinto dal solo mal di testa che arriva repentinamente e in maniera violento (descritto come un mal di testa “diverso” mai avuto prima, spesso parte dalla nuca), invece nelle situazioni più severe può comprendere intolleranza alla luce (fotofobia), nausea e/o vomito, apparizione di fondamentali deficit neurologici, fino ad arrivare al coma. Infine in certe situazioni l’emorragia subaracnoidea può comportare il decesso improvviso. Il 50% di tutte le emorragie sub aracnoidee risulterà in decesso o gravi/medi deficit neurologici permanenti.

Prevenzione

Ad oggi, purtroppo, non sono si conoscono procedure o comportamenti capaci di prevenire l’insorgenza dell’emorragia subaracnoidea se non il monitoraggio della pressione in aneurismi conosciuti non rotti.

Diagnosi

È di basilare importanza avere il sospetto dell’emorragia subaracnoidea. La diagnosi di emorragia subaracnoidea si fa tramite TAC encefalo (tomografia assiale computerizzata) che evidenzia il sangue a livello degli spazi subaracnoidei. Nei centri specializzati, una volta messa in luce l’emorragia subaracnoidea, si esegue una AngioTAC encefalo che comprende il mezzo di contrasto e consente di visualizzare la ragione del sanguinamento nella gran parte delle situazioni.

Anche quando l’AngioTAC risulta negativa si fa l’angiografia cerebrale. Tramite l’arteria femorale si arriva alle carotidi dove si inietta il mezzo di contrasto che consente il riscontro di probabili malformazioni.

In presenza di TAC negativa, però con una sintomatologia clinica molto sospetta e convincente, si può fare una puntura lombare per mostrare la presenza di sangue nel liquido cerebro-spinale.

Trattamenti

La terapia endovascolare non è un’alternativa a quello microchirurgico, ma una decisione di intervento vera e propria. Certi aneurismi infatti hanno un’inclinazione alla chirurgia, altri alla terapia endovascolare. Sarà il gruppo a decidere a seconda di ogni situazione il trattamento da seguire.

Il trattamento microchirurgico prevede l’esclusione della sacca aneurismatica tramite il posizionamento di una o più “clip” (piccole mollette) a livello del colletto della malformazione. Si esegue con l’aiuto delle più moderne tecnologie:

  • Microscopio operatorio
  • Fluoroangiografia intraoperatoria
  • Controllo Neurofisiologico intraoperatorio
  • Endoscopia 3D
  • Microdoppler intraoperatorio

I pericoli sono minimi rammentando che i vasi cerebrali appoggiano sulla superficie dell’encefalo e non all’interno, quindi l’intervento microchirurgico opera sulla superficie senza passare il tessuto cerebrale. Basilare è l’utilizzo dei monitoraggi intraoperatori per la valutazione motoria e sensitiva della persona durante il trattamento.

La terapia endovascolare consiste in un procedimento standard, angiografia cerebrale, cioè il raggiungimento dei vasi cerebrali tramite l’arteria femorale e il riempimento della sacca aneurismatica con piccoli filamenti in titanio, o posizionando stent (piccoli cilindri di materiali malleabili) che escludono l’aneurisma dall’area cerebrale.

I pericoli sono collegati alla possibilità che si presentino eventi ischemici transitori o permanenti (più elevati nello stent che nelle spirali) e nella eventuale rottura dell’aneruisma intraprocedurale.

I risultati della procedura endovascolare possono non essere definitivi e servono dei follow up seriati negli anni.