Leucemia linfatica cronica
Che cos’è la leucemia linfatica cronica?
Si tratta di una neoplasia ematologica (tumore del sangue) che si sviluppa nel midollo osseo, nel sangue, nel sistema linfatico e in altri tessuti. Le leucemie sono tipicamente suddivise in acute e croniche, in base alla rapidità di progressione della patologia.
Di solito, si parla di leucemia in caso di mutazioni biologiche nelle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) che causano uno sviluppo e una propagazione incontrollata delle cellule stesse. Il termine leucemia proviene dalla parola greca leucos = bianco proprio perché la patologia comincia nei globuli bianchi, le cellule addette a combattere le infezioni, che solitamente si moltiplicano secondo i bisogni dell’organismo.
Nelle persone colpite da leucemia, il midollo osseo genera una grossa quantità di globuli bianchi anomali, che manifestano alterazioni genetiche nel DNA e che non operano correttamente. Le ragioni di questa patologia non sono ancora conosciute con certezza, però pare che vi siano implicati sia fattori genetici che ambientali.
Le leucemie croniche sono più tipiche dell’età adulta. Le forme più tipiche sono la leucemia linfatica cronica (LLC) e la leucemia mieloide cronica (LMC): per entrambe, potrebbe essere più consigliato usare al posto di “leucemia” la parola “leucosi”, vista la forte diversità di comportamento, reazione al trattamento e prognosi rispetto alle leucemie acute.
La LLC è la leucemia più comune negli adulti e l’età media di insorgenza è attorno ai 65 anni. In certe situazioni la sua crescita è così lenta che la patologia resta latente per anni, senza sintomi palesi e qualche volta senza nessuna necessità di terapia. Questa patologia interessa i linfociti, uno specifico gruppo di globuli bianchi che facilitano l’organismo a combattere le infezioni che si accumulano nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici.
Quali sono i fattori di rischio per la Leucemia linfatica cronica?
Non si conoscono al giorno d’oggi fattori di rischio ambientali o collegati all’esposizione con agenti chimici o fisici. La familiarità (casi di LLC in famiglia) causa un incremento di pericolo per lo sviluppo della patologia, circa 3 volte in più confronto alla popolazione normale. L’impatto della LLC cresce notevolmente con il crescere dell’età, tanto da registrare un’incidenza di circa 30 nuovi casi per 100.000 abitanti in persone di >80-85 anni.
Si può prevenire?
Non esiste una prevenzione specifica (stili di vita, abitudini alimentari…) per questa patologia.
Diagnosi
La leucemia linfatica cronica (LLC) viene scoperta il più delle volte dopo un riscontro accidentale durante delle analisi del sangue di routine che sottolineano una quantità alta di globuli bianchi (linfociti). Nella gran parte delle situazioni la persona in cui viene scoperto l’incremento di globuli bianchi gode di pieno benessere. Solo raramente la patologia all’inizio si abbina a sintomi o segni clinici.
La LLC in circa il 95% dei casi nasce da linfociti-B mentre nel resto 5% da linfociti T. La diagnosi di LLC si deve fare presso un Centro specializzato di Ematologia clinica mediante certi alcuni accertamenti fra cui quelli primari sono:
Esame emocromocitometrico: controlla la quantità di globuli bianchi, rossi e piastrine del sangue periferico (SP) e dettaglia in percentuale e valore totale le 5 più importanti tipologie di globuli bianchi (i granulociti neutrofili, eosinofili e basofili, i monociti ed i linfociti), le cui caratteristiche morfologiche possono anche essere analizzate più approfonditamente al microscopio.
aspirato e biopsia del midollo osseo: entrambe le procedure vengono fatte in completa sicurezza inserendo un ago in un osso sul retro del bacino, precisamente la spina iliaca postero-superiore (link sul NEJM). Con l’aspirato midollare (AM), una volta messo adeguatamente l’ago in anestesia locale, si fanno 2-4 brevi ripetute aspirazioni della durata di pochi secondi, con l’obiettivo di raccogliere i corretti campioni di midollo osseo. La biopsia osteomidollare (BOM) è una procedura che prevede l’estrazione di un piccolo cilindro d’osso con un apposito ago. Viene fatta sempre in anestesia locale. L’esecuzione della BOM per l’inquadramento clinico-prognostico nel sospetto di LMC non sempre viene considerata necessaria dall’oncoematologo.
analisi morfologica: è l’esame al microscopio ottico delle caratteristiche morfologiche delle cellule midollari esistenti in campioni di aspirato midollare e sangue periferico. Dà informazioni fondamentali per la diagnosi e la definizione della fase della patologia.
Analisi citogenetica/FISH: permette di analizzare la quantità e la struttura dei cromosomi delle cellule midollari esistenti nei campioni di aspirato midollare o sangue periferico. Certe peculiari mutazioni cromosomiche possono essere collegate ad una prognosi sfavorevole.
Analisi immunofenotipica: consente di analizzare le caratteristiche superficiali delle cellule di LLC esistenti in campioni di aspirato midollare e/o sangue periferico, favorendo la diagnosi e, in certe situazioni, consentendo di controllare nel tempo la reazione alle terapie.
Analisi molecolare: è utile per analizzare la presenza, nelle cellule midollari di campioni di aspirato midollare e/o sangue periferico di “marcatori molecolari” di patologia che possono favorire l’inquadramento prognostico e consentire di controllare nel tempo la reazione alle terapie. I “marcatori molecolari” nascono da mutazioni cromosomiche o del DNA.
Biopsia linfonodale: l’analisi in laboratorio di un campione di un linfonodo patologico per consente di stabilire l’eventuale localizzazione di LLC linfatico nel tessuto linfatico.
Stadiazione
In molte situazioni la LLC può rimanere silente e stabile per molti anni senza necessitare nessuna terapia ma solo osservazione con esami periodici. La progressione della LLC si può collegare all’apparizione di sintomi tra i quali i più abituali sono l’astenia (stanchezza), la perdita di peso e la maggiore affaticabilità. Molto spesso si vede un progressivo incremento della conta periferica dei linfociti all’emocromo, del volume dei linfonodi superficiali e profondi, e qualche volta delle misure della milza.
Alla progressione della patologia si collega un graduale indebolimento delle difese immunitarie che espone a un maggiore impatto di infezioni. Qualche volta possono emergere concomitanti complicazioni autoimmuni che più spesso si presentano con anemia o piastrinopenia (carenza di piastrine). Raramente la patologia può diventare una forma velocemente progressiva e acuta (“Sindrome di Richter”). Questa evoluzione ha una prognosi molto infausta.
In considerazione dell’originaria lentezza (indolenza) con cui di solito avanza la patologia, è davvero fondamentale, principalmente all’inizio e nelle fasi iniziali di osservazione, stabilire lo stadio e completare uno studio approfondito degli elementi che definiscono il pericolo di progressione e la prognosi della LLC. Questi stessi esami possono anche segnalare la migliore terapia fra le molte disponibili, predirne la reazione e capire in anticipo la possibilità di recidiva.
La stadiazione della LLC segue due sistemi diversi ma integrati, di RAI e di BINET. Fra gli elementi prognostici più importanti della LLC troviamo:
anomalie cromosomiche, nello specifico la delezione del braccio corto del cromosoma 17.
stato mutazionale dei geni delle immunoglobuline (IGVH): serve a predire un decorso più aggressivo (in mancanza di alterazione dei geni) o più favorevole (in caso di mualterazionetazione dei geni) della leucemia linfatica cronica.
studio di espressione di Beta-2-microglobulina, ZAP-70 e CD38: può servire a predire la tempistica della progressione del tumore dalla diagnosi all’eventuale terapia. All’Humanitas Cancer Center si fanno tutti gli esami su midollo osseo, sangue periferico o biopsie linfonodali che servono per la stadiazione e la definizione dei fattori di rischio e prognostici.
Trattamenti
Il trattamento della leucemia linfatica cronica viene personalizzato a seconda dei sintomi della persona, allo stadio della patologia e alla prognosi. In molte situazioni senza nessun segnale di progressione della patologia basta anche solo una periodica osservazione per molti anni senza aver nessun bisogno di nessuna terapia. Nel momento in cui si diventa necessaria quest’ultima, le scelte includono la chemioterapia, il trattamento con anticorpi monoclonali o una combinazione di queste e due.
Per certe persone selezionate, diventa sempre più abbordabile il ruolo del trapianto di midollo osseo (cellule staminali emopoietiche) da donatore (allogenico). Humanitas Cancer Center offre le seguenti opzioni terapeutiche:
Osservazione: In base al livello della leucemia linfatica cronica, l’osservazione attenta (sorveglianza) delle condizioni della persona e la periodica esecuzione di esami biochimici e strumentali di controllo sono molto spesso un approccio terapeutico dei più adatti. La progressione dallo stadio originario può avere bisogno di diversi anni, e il bisogno della terapia è collegato all’apparizione di segni o sintomi clinici come per esempio il veloce incremento della quantità linfociti e/o dei linfonodi.
Chemioterapia: A oggi troviamo disponibili molti medicinali chemioterapici, che possono essere somministrati per via endovenosa o per via orale. Lo scopo del trattamento è quello di eliminare la maggior quantità di cellule leucemiche, facendo molto attenzione agli eventuali effetti indesiderati e alle complicazioni infettive che ne possono risultare.
Terapia con anticorpi monoclonali: Gli anticorpi monoclonali sono proteine generate in modo artificiale. Una volta somministrati per via endovenosa o sottocutanea, sono capaci di colpire selettivamente le cellule leucemiche legandosi a loro e attivando meccanismi che ne causano il decesso velocemente, salvando i tessuti sani.
Chemio-immunoterapia: Uno dei progressi terapeutici più importanti degli ultimi anni è stato lo sviluppo di una terapia di abbinamento di chemioterapia con anticorpi monoclonali (chemio-immunoterapia), che si traduce in un effetto sinergico ed in un più alto tasso di reazione clinica.
Trapianto di cellule staminali emopoietiche: Nei pazienti con una forma più aggressiva o recidivante di leucemia linfatica cronica si è provato davvero promettente ed è in crescita il ricorso al trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore (allogenico) sia familiare sia da registro. Il trapianto allogenico nella LLC prevede un trattamento di preparazione (regime di condizionamento) ad intensità minima quindi fattibile anche in persone fino ai 70-75 di età. L’indicazione al trapianto deve essere preceduta da un’attenta valutazione delle condizioni cliniche della persona e da un’approfondita e condivisa analisi dei pericoli e benefici. Gli specialisti di Humanitas Cancer Center hanno maturato un’esperienza adeguata per il trapianto allogenico con condizionamento ad intensità ridotta. L’équipe per la terapia della leucemia linfatica cronica lavora a stretto contatto con l’équipe per il trapianto di cellule staminali del sangue e del midollo osseo, con l’obiettivo di dare un’assistenza coordinata ai pazienti sottoposti a trapianto.