Facebook Twitter WhatsApp LinkedIn Telegram

Enciclopedia

Rottura della cuffia dei rotatori

La cuffia dei rotatori è il complesso dei quattro muscoli (con i rispettivi tendini) deputati al movimento dell’articolazione della spalla nei vari piani dello spazio e che tiene ferma l’articolazione fra la scapola e l’omero (l’osso situato nella parte superiore del braccio).

La “lesione” della cuffia dei rotatori consiste nella rottura parziale o totale di uno (o più) tendini che la costituiscono.

Che cos’è la rottura della cuffia dei rotatori?

La rottura della cuffia dei rotatori è una situazione molto comune soprattutto nei pazienti anziani; in caso di rottura che può essere sia parziale che totale, in genere sono presenti sia dolore che limitazioni funzionali.

Quali sono le cause della rottura della cuffia dei rotatori?

La rottura della cuffia dei rotatori può verificarsi sia per un evento traumatico, come risultato di un movimento sbagliato, di un eccessivo carico o di un impatto, sia per via degenerativa, in modo più lento, a causa di continui stress dell’articolazione o come frutto della degenerazione indotta dall’invecchiamento.

Più spesso si tratta di un insieme di entrambi gli elementi che portano alla rottura tendinea: a causa di fenomeni degenerativi inizia un fenomeno di “assottigliamento” del tendine che può evolversi sia in modo spontaneo che in seguito a traumi o sforzi, anche banali, in una rottura completa.

Quali sono i sintomi della rottura della cuffia dei rotatori?

Di solito, la rottura della cuffia dei rotatori, è caratterizzata da dolore nella parte anteriore della spalla, specialmente se la causa della rottura è di natura traumatica. Il paziente prova dolore, che può essere irradiato anche all’intero braccio, soprattutto compiendo movimenti come alzare il gomito sopra la spalla o appoggiarlo a una superficie come il bracciolo di una poltrona, un tavolo o una scrivania.

Se, invece, la rottura è causata da una condizione cronica, il dolore si manifesta con intensità variabile nel tempo ed è spesso presente di notte. Inoltre, è accompagnato da una maggiore difficoltà nel compiere movimenti con un raggio limitato e dall’impossibilità di sollevare pesi anche modesti.

Quali sono i fattori di rischio per la rottura della cuffia dei rotatori?

Nei casi di rottura tendinea traumatica è necessario prendere in considerazione i fattori di rischio di tutte le attività sia sportive che lavorative che hanno un’elevata incidenza di traumatismi a carico della spalla (rugby, calcio, sci, motocross ecc).

Nel caso di lesioni degenerative esistono fattori di rischio legati all’età, a patologie metaboliche (per esempio il diabete), ad abitudini di vita (per esempio il fumo) per cui si genera una diminuzione della vascolarizzazione del tendine che quindi si indebolisce e che lo predispone alla rottura.

La rottura, tuttavia, può derivare anche dallo svolgimento di un lavoro che sollecita continuativamente l’articolazione o da una predisposizione personale, dovuta alla naturale conformazione dell’articolazione.

Come si previene la rottura della cuffia dei rotatori?

Mentre non è possibile avere la certezza di prevenire la lacerazione della cuffia dei rotatori, è facile diminuire le possibilità di una lacerazione traumatica o da degenerazione prestando attenzione ai seguenti accorgimenti:

  • Esercitare regolarmente la spalla per mantenere flessibilità e forza della muscolatura.
  • Fare attenzione agli sforzi che riguardano l’articolazione fra spalla e omero.
  • Non esitare a sottoporsi a un controllo specialistico in caso di persistenza dei sintomi.
  • Riposo quando l’articolazione provoca dolore o è infiammata.

Diagnosi

In genere, la rottura della cuffia dei rotatori viene diagnosticata attraverso l’esame fisico, seguito per conferma da una risonanza magnetica.

La radiografia, invece, sebbene non evidenzi la rottura, può essere utile per rendere visibili eventuali alterazioni a carico delle componenti scheletriche.

Trattamenti

Spesso l’opzione chirurgica non è la prima scelta per il trattamento della rottura della cuffia dei rotatori, in quanto è possibile avere un alleviamento dei sintomi anche con terapie di riabilitazione.

Spesso, l’approccio chirurgico viene considerato come prima opzione in casi di rottura totale in pazienti giovani, quando si sospetta che essa possa portare ad un’alterazione nella conformazione dell’articolazione stessa.

Terapia non chirurgica

L’approccio non chirurgico consiste in diverse fasi indirizzate con lo scopo di alleviare i sintomi.

Può far bene un periodo di riposo eliminando fattori di stress per la spalla (sia sportivi che lavorativi) coadiuvato da un trattamento farmacologico mirato a ridurre il dolore e l’infiammazione causati dalla rottura del tendine.

A ciò si può aggiungere un programma riabilitativo basato su terapie fisiche e fisioterapia per ridurre l’infiammazione e puntare a un recupero funzionale.

A seconda dei risultati della terapia fisica e degli esiti dei controlli successivi, lo specialista può decidere se continuare con il trattamento non chirurgica oppure optare per un intervento chirurgico.

Terapia chirurgica

Quando viene indicato un approccio di chirurgico, per via dell’esito negativo dei trattamenti non chirurgici (in genere non valutabile prima di 8-12 settimane) o per altri fattori, lo specialista può decidere di sottoporre il soggetto all’operazione chirurgica.

L’approccio artroscopico, in questo caso, è quello più utilizzato: in regime di day surgery, in anestesia locale e attraverso 3 piccoli “buchini” attraverso la pelle si procede alla visualizzazione diretta della lesione e alla sua riparazione.

La chirurgia si è dimostrata efficace nella terapia per la rottura della cuffia dei rotatori, sebbene possa accadere che la patologia si ripresenti con ricorrenza nell’arco della vita. Infine, in casi molto gravi è possibile procedere alla sostituzione di una parte o dell’intera articolazione della spalla con una protesi.

Dopo la terapia chirurgica, qualsiasi sia l’approccio adottato, è necessaria una procedura di riabilitazione, divisa solitamente in 3 fasi:

  • 1a fase: immobilizzazione del braccio per circa 4 settimane, per permettere al tessuto muscolare di ripararsi.
  • 2a fase: fisioterapia assistita, per recuperare il movimento dell’articolazione (circa 4-8 settimane).
  • 3a fase: rinforzo della muscolatura attraverso l’esercizio fisico assistito e no (circa 8 settimane).