Facebook Twitter WhatsApp LinkedIn Telegram

Enciclopedia

Villocentesi

CHE COS’È

Si tratta di una tecnica di diagnosi prenatale invasiva che consiste nel prelievo di frammenti dei villi coriali, tessuti presenti nella placenta. Di solito, il prelievo viene ottenuto sotto guida ecografica per via transaddominale, vale a dire con una puntura attraverso l’addome della donna o, più raramente, per via transcervicale in cui la cavità uterina viene raggiunta attraverso un catetere vaginale.

 

I villi coriali ricavati con il prelievo vengono usati per indagini di laboratorio che consentono la diagnosi di eventuali anomalie cromosomiche del feto (ad esempio la sindrome di Down), malattie genetiche (come per esempio talassemia Alfa e Beta, emofilia A e B, fibrosi cistica ecc.), nonché di stabilire su richiesta la paternità del nascituro.

 

L’esame ha indicazioni simili a quelle dell’amniocentesi: età materna superiore ai 35 anni, alterazioni cromosomiche nei genitori, malformazioni del feto rilevate all’esame ecografico, malattie geniche, difetti congeniti del metabolismo, pregressa morte endouterina del feto, aborti ripetuti; ma in confronto all’amniocentesi presenta il vantaggio di poter essere effettuato prima, infatti si può eseguire tra la 11° e la 13° settimana di gestazione.

 

 

COME VIENE SVOLTO?

L’aspirazione del campione di tessuto da analizzare si ottiene, sotto l’occhio attento di un ecografo, tramite due vie: quella transaddominale determina l’inserimento di un ago, che viene spinto attraverso la parete addominale e uterina sino alla placenta; la via transcervicale è quella percorsa da un catetere flessibile inserito nella vagina e quindi nella cavità uterina.