Antibioticoterapia, come monitorare la correttezza della prescrizione
L’antibioticoterapia è un tema chiave per la salute dei pazienti e per il risparmio delle risorse ospedaliere. La prescrizione dell’antibiotico corretto il più precocemente possibile, infatti, non solo migliora la prognosi e riduce l’insorgenza di resistenze, ma è anche fondamentale in ottica di contenimento delle spese per il singolo ospedale e il sistema sanitario nazionale nel suo complesso.
Il progetto “Valutazione dell’appropriatezza della terapia antibiotica e analisi costo-beneficio nell’ambito di un programma di antimicrobial stewardship” è un trial promosso da cliniche Gavazzeni e finanziato da Fondazione Humanitas per la Ricerca.
Gli obiettivi principali sono stati due. Primo monitorare, grazie al lavoro dei farmacisti ospedalieri, l’appropriatezza della prescrizione delle molecole antimicrobiche.
Secondo, costruire un database per registrare in modo continuativo i seguenti dati:
- la scelta della molecola,
- la durata della terapia,
- la riduzione o meno del consumo di antimicrobici di ultima generazione nella terapia empirica.
Dal progetto è emersa l’efficacia di una strategia di prescrizione e controllo che preveda da una parte la terapia empirica condotta dall’infettivologo quando serve e, dall’altra, l’antibiogramma e il monitoraggio dell’antibioticoterapia da parte del personale farmacista, per intervenire tempestivamente in caso di errori.
Il protocollo di terapia empirica dell’infettivologo
Per capire a fondo l’importanza di questo progetto è necessario fare un passo indietro e comprendere come funziona, solitamente, la prescrizione di antibiotici in ospedale. Quando c’è il motivato sospetto di un’infezione in atto può essere necessario iniziare il trattamento antibiotico prima di avere a disposizione gli esami colturali, che permettono di identificare il germe responsabile dell’infezione stessa.
Nelle fasi iniziali di infezione settica grave, la terapia empirica è spesso l’unica possibile. Gli esami colturali richiedono tempo per produrre risultati ed è indispensabile agire subito per limitare l’infezione nel paziente
Il protocollo redatto da un infettivologo permette di orientarsi sulla molecola potenzialmente più appropriata, che poi può essere confermata o meno dall’antibiogramma (un esame che mette il microbo a contatto con diverse molecole per capire qual è la più efficace).
I rischi legati a un uso inappropriato degli antibiotici
Gli antibiotici sono uno strumento prezioso di cura ma non sono del tutto privi di rischi, in particolare per la possibilità di insorgenza di resistenze quando si somministra la molecola sbagliata. Le resistenze potrebbero rendere sempre più difficile curare tutta una serie di infezioni, anche gravi.
Gli errori prescrittivi possono comportare danni per i pazienti, tra cui l’inefficacia della terapia stessa e danni per la società, sia in termini di resistenze che di costi, perché la terapia inefficace va poi sostituita e il farmaco viene di fatto sprecato.
Il valore dell’antibiogramma
Per quanto la terapia empirica sia potenzialmente in grado di generare una pressione sulla popolazione microbica, bloccando o riducendo l’infezione, è importante precisare che una corretta terapia antibiotica dovrebbe sempre essere impostata sull’impiego dell’antibiotico più selettivo e specifico possibile.
«La possibilità di isolare tramite coltura il microrganismo responsabile dell’infezione permette di indirizzare la terapia antibiotica e di ridurre l’uso inappropriato di agenti antimicrobici. Questo si traduce in un miglioramento dei risultati clinici e nella riduzione dello sviluppo di microrganismi resistenti» spiega la Dott.ssa Federica Rocca, farmacista specializzanda in Farmacia Ospedaliera, tra le responsabili del progetto.
I dati raccolti finora
Il progetto è ancora in corso. Ad oggi sono disponibili e sono già stati analizzati i dati relativi al 2021 e al 2022. I pazienti registrati nel database per cui è stata è stata impostata una terapia antimicrobica nominale nell’anno 2021 sono complessivamente 215, mentre nell’anno 2022 sono stati monitorati 213 pazienti.
Nella valutazione di come l’antibiogramma influenza la prescrizione si deve considerare che per ciascun paziente può essere prescritto più di un farmaco antimicrobico. Per l’anno 2021 sono state rilevate:
- 109 terapie con un medicinale selezionato fin dall’inizio sulla base del microrganismo isolato dall’antibiogramma;
- 69 terapie antibiotiche empiriche;
- 37 terapie per cui si è registrato il passaggio da una terapia empirica a una terapia basata su antibiogramma.
Di queste 37 terapie, in 27 casi la terapia empirica impostata è stata confermata dall’esito dell’antibiogramma mentre nei restanti 10 casi, che corrispondono al 27,03% del totale, dopo antibiogramma è stata necessaria la modifica della prescrizione. Una percentuale scesa al 18,75% nel 2022.
Cosa si intende con antimicrobial stewardship
Il progetto Humanitas ha permesso sia di costruire un database molto prezioso e in fase di continuo aggiornamento, sia soprattutto di validare il programma di antimicrobial stewardship, che si sta dimostrando molto efficace.
Antimicrobial stewardship significa letteralmente gestione antimicrobica. Il programma di antimicrobial stewardship delle cliniche Gavazzeni, iniziato e testato grazie al progetto, prevede i seguenti passaggi.
- Gli antibiotici vengono prescritti previa consulenza dello specialista infettivologo, in sua assenza l’Unità Operativa Farmacia si riserva di dispensare il farmaco per un massimo 72 ore in attesa di una conferma da parte dello specialista.
- Le prescrizioni sono validate giornalmente dal farmacista referente per gli antibiotici, che può consultare autonomamente la cartella clinica del paziente, collaborando attivamente con l’infettivologo, i clinici e il personale infermieristico.
- Il farmacista verifica le indicazioni e controlla che la prescrizione sul foglio di terapia informatizzato sia correttamente impostata in termini di posologia prescritta, via di somministrazione, velocità di infusione. Inoltre fornisce sia al medico sia all’infermiere le indicazioni per gestire al meglio il farmaco (ad esempio nel caso in cui vada diluito).
Cambiamenti concreti in corsia
«Al fine di ridurre lo sviluppo di resistenze e di limitare lo spreco di risorse, è fondamentale anche la valutazione da parte del farmacista della corretta durata del trattamento, sia secondo scheda tecnica del prodotto che in base alle indicazioni fornite dallo specialista.
Nel 2021 in 30 casi e nel 2022 in 37 casi, il farmacista ha evitato la consegna dell’antibiotico al reparto, intercettando la necessità di una consulenza infettivologica e/o di un’interruzione della terapia – ha sottolineato Tiziana Torri, coordinatrice del progetto –. Inizialmente non è stato facile cambiare quelle che sono abitudini consolidate nei reparti, ma oggi sono i medici stessi che in caso di dubbi chiedono una nostra consulenza, perché hanno potuto verificare in prima persona che l’antimicrobial stewardship è uno strumento utile ed efficace nella pratica clinica».
Per un approfondimento sull’uso degli antibiotici in Italia qui c’è il Rapporto Nazionale AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) relativo al 2022.
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