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Progetti di ricerca

chemioterapia preoperatoria
Pink Union Tumori

Un modello per prevedere la risposta alla chemioterapia preoperatoria

Predire l’efficacia della chemioterapia preoperatoria, nota anche come chemioterapia neoadiuvante, è molto importante per strutturare un percorso di cura personalizzato per le pazienti con cancro al seno. Questo perché le azioni migliori da intraprendere cambiano a seconda del risultato. Poter predire se la persona otterrà o meno una completa regressione del tumore dopo il trattamento chemioterapico, una condizione definita come risposta patologica completa, permetterebbe ad esempio di scegliere di non operare in caso di risposta ottimale alla terapia.

Il progetto “Predizione della risposta alla chemioterapia neoadiuvante nel tumore mammario”, coordinato dalla Dott.ssa Rita De Sanctis, è stato finanziato da Fondazione Humanitas per la Ricerca grazie ai fondi 5×1000, che hanno completato finanziamenti di Fondazione Cariplo e AIRC.

Per prevedere l’efficacia della chemioterapia neoadiuvante, ricercatrici e ricercatori Humanitas hanno integrato dati provenienti da più fonti. Parliamo di informazioni cliniche di base (ad esempio abitudini alimentari e stili di vita), ma anche di immagini avanzate ottenute tramite PET (Tomografia a Emissione di Positroni) e di analisi dettagliate del microbiota, l’insieme dei batteri presenti nel corpo, sia nel microambiente tumorale, sia a livello orale e intestinale.

Perché la scelta della PET?

La PET è una tecnica di imaging che utilizza un tracciante radioattivo per evidenziare le aree di maggiore attività metabolica, spesso correlate a processi infiammatori o tumorali. Non solo permette di individuare la presenza del tumore, ma anche di studiare lo stato infiammatorio intestinale, che sembra avere un impatto sulla risposta alla chemioterapia.

La relazione tra dieta ed efficacia del trattamento

I risultati preliminari hanno evidenziato interessanti correlazioni. Ad esempio, nelle pazienti con abitudini alimentari meno salutari, come un elevato consumo di alcolici, carne rossa e salumi, il marcato stato infiammatorio intestinale sembra essere associato a una minore probabilità di ottenere una risposta completa al trattamento. In altre parole, uno stile di vita poco sano potrebbe influenzare negativamente l’efficacia della chemioterapia neoadiuvante. I dati raccolti suggeriscono che una dieta equilibrata e ricca di frutta e verdura, alimenti noti per le loro proprietà antinfiammatorie, potrebbe avere un ruolo importante nel migliorare la risposta terapeutica.

Il ruolo dei batteri e dei biomarcatori

Un altro aspetto chiave dello studio riguarda l’analisi del microbiota. Ricercatrici e ricercatori hanno scoperto che la presenza di uno specifico batterio, il Corynebacterium, nel microambiente tumorale, è associata a una minore probabilità di ottenere la regressione completa della malattia.

Parallelamente, sono stati valutati i livelli plasmatici di una proteina, la CHI3L1, che in alcuni tumori è stata collegata a una prognosi meno favorevole. Ricercatrici e ricercatori hanno notato che in pazienti con tumore HER2-positivo (HER2 è una proteina coinvolta nella crescita cellulare), livelli più alti di CHI3L1 al basale (ossia prima di iniziare il trattamento neoadiuvante) erano presenti in coloro che poi non raggiungevano una risposta completa alla terapia neoadiuvante, evidenziando l’importanza di combinare diversi parametri per ottenere previsioni più accurate.

Modelli predittivi e prospettive future

La forza di questo approccio risiede nell’integrazione di molteplici dati: analisi delle immagini PET, caratteristiche del microbiota e dati clinici, che insieme permettono di costruire modelli predittivi in grado di anticipare la risposta alla chemioterapia. Il modello più performante tra quelli testati ha già mostrato una buona capacità di discriminare tra pazienti che otterranno una risposta completa e donne che presenteranno, invece, una malattia residua e avranno bisogno di essere sottoposte a chirurgia. Recenti aggiornamenti, integrando anche l’analisi del microbiota da campioni di saliva e feci, hanno ulteriormente migliorato le performance predittive.

Questi progressi rappresentano un significativo passo avanti per una medicina realmente personalizzata, in cui il trattamento del tumore al seno potrebbe essere ottimizzato sulla base delle caratteristiche individuali di ciascuna paziente. La validazione dei modelli costruiti grazie a questo progetto di Ricerca potrebbe, in futuro, permettere di evitare trattamenti inutilmente aggressivi in quelle pazienti che non ne trarrebbero beneficio, indirizzandole verso terapie immunologiche o chemioterapiche e migliorando così la loro qualità di vita e la prognosi.

Un dato interessante sull’emicrania

Questo progetto di Ricerca non si limita ad analizzare le caratteristiche della risposta alla terapia preoperatoria, ma esplora anche interessanti correlazioni tra il tumore al seno e altri aspetti, come soffrire di cefalea. Infatti, i dati hanno suggerito che condizioni come l’emicrania potrebbero essere associate a una migliore risposta alla chemioterapia. Questi risultati, se confermati da ulteriori studi, potrebbero aprire nuove strade per comprendere come interagiscono tra loro il sistema nervoso, le fluttuazioni ormonali e l’attività tumorale.

In sintesi, questo studio multidisciplinare, che unisce tecnologia d’avanguardia e analisi biologiche approfondite, sta contribuendo a ridisegnare la gestione del tumore al seno, perché la previsione della risposta al trattamento potrebbe guidare scelte terapeutiche più precise e personalizzate.

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