Sepsi, un nuovo biomarcatore per riconoscerla e trattarla in modo più efficace
La sepsi è una condizione seria, causata da una risposta eccessiva del sistema immunitario a un’infezione. Rappresenta una delle principali cause di morte evitabile nei contesti ospedalieri, con una progressione spesso rapida e imprevedibile. Riconoscerla precocemente è essenziale per poter intervenire con tempestività e ridurre i rischi di complicanze.
Oggi la diagnosi di sepsi si basa su segni clinici come gli score di gravità, cioè punteggi che tengono conto di una serie di parametri vitali tra cui la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la respirazione, la saturazione di ossigeno o lo stato di coscienza. Anche alcuni valori di laboratorio e biomarcatori sono utili, per esempio la procalcitonina o i lattati. Tuttavia, questi strumenti non sempre riescono a identificare precocemente i pazienti a maggior rischio di peggioramento. Per questo motivo, un nuovo studio promosso da Fondazione Humanitas per la Ricerca attraverso i fondi raccolti con il 5×1000 punta a valutare il potenziale di un biomarcatore innovativo: la Mid‑Regional pro‑Adrenomedullina (MR‑proADM). Lo studio, ancora in corso, è coordinato dalla dott. Enrico Barbara, responsabile Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione e dalla dott.ssa Marta Monari Responsabile del Laboratorio Analisi di Humanitas Mater Domini a Varese.
MR‑proADM, un nuovo indicatore per la gravità della sepsi
La MR‑proADM è una frazione stabile dell’adrenomedullina, una molecola in grado di contribuire alla dilatazione dei vasi sanguigni coinvolta nel processo di risposta infiammatoria. In presenza di disfunzioni sistemiche, come quelle che si verificano nella sepsi, i livelli di MR‑proADM tendono ad aumentare in modo significativo.
Numerosi studi internazionali hanno mostrato che questo biomarcatore può offrire informazioni precoci sul rischio clinico del paziente, consentendo un inquadramento più accurato e dinamico della gravità dell’infezione. I valori elevati di MR‑proADM sono infatti associati a un maggior rischio di mortalità, necessità di ricovero in terapia intensiva o sviluppo di insufficienze d’organo.
Obiettivo della Ricerca: diagnosi precoce e terapia personalizzata
Il progetto coinvolge i reparti di Terapia Intensiva, Pronto Soccorso e Laboratorio Analisi di Humanitas Mater Domini e prevede l’analisi dei valori di MR‑proADM in pazienti con diagnosi di sepsi o shock settico.
I campioni vengono raccolti in quattro momenti: all’ingresso in ospedale, al picco febbrile, dopo 48 ore e dopo 5 giorni. I risultati saranno confrontati con gli attuali indicatori clinici e laboratoristici per valutare se l’inserimento di questo nuovo biomarcatore possa migliorare concretamente la valutazione della gravità della sepsi e la gestione terapeutica dei pazienti.
Appropriatezza clinica e riduzione dei ricoveri critici
Oltre alla prognosi, la MR‑proADM potrebbe supportare i clinici nel decidere quando e se trasferire un paziente in terapia intensiva e quando invece farlo uscire dalla terapia intensiva, evitando ricoveri prolungati inutili o ritardi nei casi più urgenti. Inoltre, il monitoraggio dell’andamento del biomarcatore nel tempo potrebbe fornire indicazioni sull’efficacia della terapia antibiotica, contribuendo a un uso più mirato e razionale delle risorse ospedaliere.
Un approccio integrato tra clinica e laboratorio
Lo studio, della durata di 24 mesi, si basa su una stretta collaborazione multidisciplinare tra le équipe cliniche e il laboratorio. È previsto anche il coinvolgimento di un biologo per facilitare l’integrazione tra analisi di laboratorio e gestione clinica.
I dati raccolti saranno infine confrontati con una coorte retrospettiva di pazienti già trattati per sepsi, per rafforzare la validazione del biomarcatore. Tra gli indicatori finali saranno analizzati anche la soddisfazione degli operatori sanitari, la durata media dei ricoveri e l’eventuale impatto su mortalità e riammissioni.
Un alleato prezioso nella lotta alla sepsi
Questo progetto di Ricerca si propone di migliorare la diagnosi precoce della sepsi e di offrire ai medici uno strumento in più per prendere decisioni ancora più tempestive basate su dati oggettivi. In un contesto clinico dove ogni ora può fare la differenza, disporre di un biomarcatore predittivo come la MR‑proADM può rappresentare un importante passo avanti verso una medicina più tempestiva, personalizzata e sostenibile. In base ai risultati ottenuti, questo che per ora è un progetto pilota potrebbe essere successivamente esteso agli altri ospedali del gruppo Humanitas o anche prendere in considerazione gruppi diversi di pazienti, come gli immunodepressi o le persone affette da tumore.
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