Ritratti: l’équipe del centro di medicina personalizzata Asma e Allergologia si racconta
Quello dell’équipe del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia (unità fortemente voluta, fondata e condotta fino a giugno scorso dal Prof. Giorgio Walter Canonica) è un lavoro all’insegna della cooperazione che mette i bisogni e le caratteristiche del singolo paziente al centro, avvalendosi della collaborazione di un numero molto ampio di professionisti attivi in Humanitas.
Con questo articolo inauguriamo una nuova rubrica che dà voce non solo al singolo ricercatore o professore ma a un team di Ricerca e cura nel suo complesso.
Il gruppo di lavoro che opera nel campo dell’asma e dell’allergologia in Humanitas si compone di allergologi e pneumologi che collaborano anche con otorinolaringoiatri, dermatologi, gastroenterologi e altri professionisti altamente specializzati, per migliorare concretamente la qualità di vita di ogni paziente. Perché le malattie di natura allergica sono spesso complesse e coinvolgono più organi.
Chi abbiamo intervistato
Responsabile dell’Unità Operativa del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia è il Prof. Enrico Marco Heffler, che è anche direttore della Scuola di Specializzazione di Allergologia e Immunologia Clinica di Humanitas University. Il suo percorso parte dall’Università di Torino dove ha concluso la specializzazione in allergologia e immunologia clinica. Ha lavorato dapprima in Piemonte come allergologo per sei anni, successivamente per due anni all’Università di Catania come ricercatore universitario e poi si è spostato in Humanitas, sempre (inizialmente) come ricercatore universitario e poi dal 2020 come professore associato.
Per raccontare al meglio il lavoro di tutta l’équipe del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia abbiamo coinvolto in questa intervista (oltre a Heffler) Francesca Racca e Giovanni Paoletti, che svolgono attività di assistenti; il dottor Paoletti è anche ricercatore universitario in Medicina Interna. Entrambi sono specializzati in allergologia e immunologia clinica. Racca è un’esperta di patologie eosinofiliche del tratto gastroenterico mentre Paoletti è “l’anima” della Ricerca traslazionale all’interno del gruppo.
Infine, c’è il contributo di Francesca Puggioni, Capo Sezione Referente Clinico Organizzativo dell’Immuno Center, specializzata invece in pneumologia. Francesca Puggioni è principal investigator in molti trials clinici internazionali e tra i suoi focus di interesse c’è l’applicazione della medicina personalizzata, della digital medicine e dell’Intelligenza Artificiale in campo respiratorio Lavora da 20 anni in Humanitas e ha contribuito a fondare l’Immuno Center e creare il Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia.
Enrico Heffler, perché un centro di medicina “personalizzata”?
Il mondo dell’allergologia e con esso la visione e la modalità di gestione dei pazienti allergici sono fortemente cambiati nell’arco degli ultimi 10 o 15 anni. Nel passato recente avevamo a disposizione poche opzioni terapeutiche, adatte ai grandi gruppi di pazienti ma non sempre efficaci, le cosiddette soluzioni “blockbuster”. Di conseguenza ci trovavamo ad affrontare tutta una serie di situazioni in cui i malati non rispondevano adeguatamente ai trattamenti. Nell’ultimo decennio, invece, la comunità globale degli specialisti di allergologia e immunologia ha contribuito a mettere a punto delle strategie sia diagnostiche sia terapeutiche che ci hanno consentito di raggiungere due traguardi fondamentali. Primo identificare i meccanismi immunologici responsabili della patologia per ogni singolo paziente. Secondo (di conseguenza) poter scegliere approcci terapeutici personalizzati, cuciti su misura del paziente. È su questi presupposti che il Prof. Giorgio Walter Canonica nel 2017 ha creato in Humanitas il Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia del quale mi onoro di essere l’attuale responsabile.
Possiamo fare degli esempi di approcci terapeutici personalizzati?
Nel nostro Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia, ad esempio, abbiamo la possibilità di usare tecniche di laboratorio di diagnostica allergologica molecolare. Queste permettono di capire in modo molto preciso a quali singole proteine il paziente è allergico. Che cosa significa? Non ci limitiamo più a scoprire che il paziente è allergico agli acari della polvere, per esempio, ma possiamo scoprire che è allergico a una o più proteine (componenti) specifiche degli acari. Non tutte le proteine che sono contenute negli acari della polvere danno lo stesso tipo di sintomi ai pazienti allergici e soprattutto tali differenze influenzano la severità dei sintomi. Di conseguenza, possiamo “tarare” fin da subito le terapie e scegliere la più adatta tra quelle disponibili. L’immunoterapia allergene-specifica, il cosiddetto vaccino per l’allergia, è particolarmente efficace appunto quando viene scelta in base al profilo allergologico molecolare.
Altro esempio: nel campo delle malattie allergiche negli ultimi 15-20 anni si usano i farmaci biologici per i pazienti più gravi. Parliamo tra gli altri di quel 3-5% di asmatici che, nonostante le cure che abbiamo definito “blockbuster”, continuano a non essere adeguatamente controllati, con solo parziale se non scarso beneficio. In questi casi andiamo a studiare qual è il meccanismo immunologico che provoca la malattia e riusciamo a identificare il farmaco biologico più adatto per ogni singolo paziente. E ciò vale non solo per l’asma grave ma anche per altre patologie quali ad esempio la poliposi nasale, e l’orticaria cronica.
Come mai ha scelto di specializzarsi in allergologia?
L’allergologia è un campo che permette di valutare il paziente nel modo più completo possibile perché tratta patologie che coinvolgono diversi organi e apparati. L’allergia è una malattia sistemica che dà la possibilità di studiare e gestire i pazienti respiratori, ad esempio, ma anche quelli con patologie cutanee, piuttosto che con manifestazioni sistemiche generalizzate. Diventare allergologi, quindi, consente di avere un approccio internistico a 360 gradi sul paziente.
Sono sempre stato molto affascinato, fin da quando ero studente, della complessità del sistema immunitario e da come il sistema immunitario sia in grado di determinare buona parte delle patologie di cui siamo affetti. L’allergologia comprende una parte importante delle malattie infiammatorie ed immunomediate.
Francesca Racca, nel campo delle patologie infiammatorie qual è il focus dell’équipe?
Ci occupiamo di patologie infiammatorie, in particolare di infiammazione mediata da cellule che si chiamano eosinofili. Le patologie eosinofiliche che comprendono l’asma, la poliposi nasale e la rinite allergica stanno diventando sempre più diffuse. Studiamo e trattiamo anche patologie più complesse e più gravi, per esempio alcune malattie rare per le quali siamo diventati centro di riferimento regionale, tra cui la granulomatosi eosinofilica con poliangioite (infiammazione dei vasi di piccolo e medio calibro che coinvolge contemporaneamente molti organi e apparati) e la esofagite eosinofila, che è una patologia dell’esofago che si credeva rara ma che invece verosimilmente era, piuttosto, sotto-diagnosticata.
Tra gli obiettivi dell’équipe c’è quello di costruire un centro di eccellenza delle malattie eosinofiliche, che gestiamo da tutti i punti di vista. Per alcune di queste patologie siamo già un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. L’esofagite eosinofila coinvolge le specializzazioni di gastroenterologia e allergologia ed è una malattia che colpisce spesso i giovani allergici. I suoi sintomi includono la difficoltà di deglutizione e il blocco del bolo alimentare, e vengono spesso sottostimati. In Humanitas siamo riusciti a creare, con la fondamentale collaborazione dei gastroenterologi, un centro specializzato in grado di seguire questi pazienti. Non avremmo mai ottenuto questi risultati senza un proficuo gioco di squadra all’interno del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia (qui potremmo inserire link all’altro articolo creato sul tema).
Parliamo di una malattia poco conosciuta per la quale non esistevano terapie specifiche: era necessario usare farmaci nati per altre patologie. Spesso, per noi medici la sfida maggiore è spiegare al paziente la natura dell’esofagite eosinofila e guidarlo verso la scelta del trattamento migliore per lui.
Il primo farmaco con specifica indicazione per esofagite eosinofila è stato messo in commercio proprio quest’anno (si tratta di un cortisonico orodispersibile) e a breve (approssimativamente nella primavera del 2024) dovremmo avere a disposizione anche un farmaco biologico.
Giovanni Paoletti, qual è il valore della ricerca traslazionale per la cura dei pazienti affetti da patologie allergiche?
Mi ha sempre appassionato la ricerca clinica e l’applicazione dei risultati di laboratorio sul paziente. All’interno del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia
ci impegniamo quotidianamente per portare i risultati della ricerca al letto dei pazienti nel più breve tempo possibile e nella maniera più efficace possibile.
Attualmente, tra le altre cose, faccio parte del comitato di metodologia dell’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI). Sono in un gruppo di lavoro che si occupa di sviluppare la metodologia di Ricerca in allergologia e di dare rigore ad alcuni specifici ambiti della Ricerca. Per fare un esempio specifico, mi sono occupato di studi in real life, ricerche che valutano l’efficacia di un farmaco includendo l’intera popolazione, senza cioè escludere (come si fa solitamente in altre tipologie di indagini registrative classiche) pazienti fumatori, obesi e/o che presentano comorbidità. In questo modo, con il giusto rigore, si ottengono dati molto utili e rappresentativi di quanto un farmaco potrebbe giovare realmente ai pazienti con cui abbiamo a che fare quotidianamente in ambulatorio. La Ricerca traslazionale si occupa anche di questo.
Tra le sfide più importanti che stiamo affrontando oggi c’è quella per il trattamento del paziente asmatico severo. Usiamo diversi farmaci biologici per curare queste persone e migliorare la loro qualità di vita. Farmaci che vanno ad agire su target molecolari specifici. Tra i nostri obiettivi c’è quello di riuscire, acquisendo il pieno controllo dei dati di tutti questi pazienti (oggi sono oltre 150), a ottimizzare le opportunità terapeutiche in fase di sperimentazione per poi applicarle nella clinica di tutti i giorni. Tutto questo non sarebbe possibile senza la ricerca traslazionale e senza il confronto quotidiano con gli pneumologi che fanno parte del team.
Francesca Puggioni, come si integra il suo lavoro di pneumologa con quello dell’équipe?
Come è stato anticipato, uno dei principali focus della nostra unità operativa è l’asma bronchiale, collegata alle varie comorbidità delle vie aeree superiori, come ad esempio le riniti e le rinosinusiti. Come pneumologa il mio contributo è quello di approfondire e studiare lo stato di salute delle vie aeree attraverso, in particolare, gli esami di funzionalità respiratoria. Valuto l’interazione delle vie aeree superiori con quelle inferiori, quindi l’asse, naso-polmoni, ad esempio attraverso indagini radiologiche mirate sul torace. Insieme ai colleghi vagliamo le eventuali diagnosi differenziali che possono essere presenti quando ci sono delle infiammazioni, ad esempio, eosinofiliche (specifiche dei polmoni). Consideriamo i fattori di confondimento e diagnosi differenziali come aspergillosi, vasculiti, interstiziopatie o polmonite eosinofila. Ogni paziente risponde in modo differente, sia agli stimoli nocivi responsabili della malattia (infettivi, immunologici, chimici, fisici) sia alle terapie.
Attraverso gli esami di funzionalità respiratoria siamo in grado di monitorare correttamente i pazienti nel corso del tempo, intercettare precocemente l’eventuale declino della funzionalità polmonare ed evitare così l’aggravamento della condizione respiratoria in maniera puntuale e personalizzata. Facciamo quello che definiamo step up terapeutico, aumentando il numero o il dosaggio delle terapie, personalizzandole sulla base del singolo paziente. Questo perché magari la persona ha cambiato vita, c’è un declino fisiologico o perché la malattia si aggrava.
Uno dei miei obiettivi è quello di ottimizzare tutti i percorsi di diagnosi e cura per tutte le patologie a carico della nostra unità operativa collaborando in multidisciplinare con i colleghi di altre specialità coinvolte. Non vogliamo sprecare nessuna risorsa e non mi riferisco solo alle risorse economiche, che ovviamente sono fondamentali. La sfida principale è quella di rendere ogni respiro importante, ogni sintomo importante, riducendo e ottimizzando i percorsi e soprattutto i tempi di diagnosi e cura. Vogliamo che la cura sia accessibile e vicina, per far stare bene le persone il prima possibile.
Il Centro di medicina personalizzata: Asma e Allergologia in 4 parole
Abbiamo chiesto agli specialisti intervistati di racchiudere in una parola l’essenza del lavoro d’équipe nel Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia.
Enrico Heffler: armonia. Mi ritengo molto fortunato perché coordino una équipe di persone che sanno apprezzare, riconoscere e valorizzare le capacità e le conoscenze degli altri. In un contesto di lavoro dove c’è armonia e fiducia diventa possibile affidarsi al lavoro degli altri velocizzando il raggiungimento dei risultati, a beneficio nostro e del paziente.
Francesca Racca: innovazione. Ci occupiamo sia delle patologie più comuni e meno invalidanti sia di quelle più gravi e anche delle malattie rare con grande impegno e dedizione, portando i risultati della ricerca e quanto scopriamo in laboratorio nella clinica di tutti i giorni.
Giovanni Paoletti: professionalità. Mettiamo le nostre competenze al servizio della Ricerca, dei colleghi e dei pazienti con grande rigore ma allo stesso tempo lavoriamo col sorriso. C’è sinergia e rispetto tra tutti i membri del gruppo e questo rende più facili da affrontare anche le sfide più ardue, che in medicina e in Ricerca non mancano mai.
Francesca Puggioni: preparazione. Studiamo centinaia di articoli alla settimana e ci confrontiamo quotidianamente con varie università e ospedali sia a livello nazionale che internazionale, su tutte le evidenze scientifiche sia a livello diagnostico che terapeutico. Per tutto il gruppo è fondamentale aggiornarsi e in questo ci aiuta anche la nostra grande curiosità. Siamo curiosi di conoscere nuove metodologie di lavoro, nuovi colleghi, nuovi modi di fare ricerca e clinica.
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