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Tre ricerche un obiettivo: la salute di tutti

Chi dona a Fondazione Humanitas per la Ricerca non ha dubbi sulla nostra serietà: ci sono oltre 300 ricercatori al lavoro ogni giorno nei nostri laboratori, lo fanno con impegno e passione, e noi dobbiamo sostenerli. Questo accade con l’aiuto preziosissimo di molti donatori, individui, famiglie, imprese che credono nella nostra capacità di guardare oltre e vogliono portare avanti la ricerca scientifica insieme a noi.”
Con queste parole Roberto Cagliero Direttore Fundraising Fondazione Humanitas per la Ricerca ci porta direttamente nel punto di convergenza tra ricerca e donatori, il bene di tutti. Oggi raccontiamo tre ricerche che appartengono alle aree di progetto della Fondazione: BlueOne, Pink Union e Argento Vivo per coglierne ancora meglio il valore e ringraziare chi sostiene la ricerca scientifica Humanitas con generosità.

Migliorare la qualità di vita nelle persone anziane riducendo al predisposizione alle malattie croniche.

Un obiettivo che sembra un sogno, invece è possibile, ci stanno lavorando per noi ricercatori di altissimo livello. Tutti ci auguriamo di avanzare in età: l’obiettivo della scienza è far sì che questo avvenga nel miglior modo possibile.” Continua Roberto Cagliero. E questo è l’obiettivo della ricerca intitolata “Combattere la ‘sindrome di fragilità omeostatica’ dell’invecchiamento”, guidata dal professor Antonio Sica, e che fa parte del progetto Argento Vivo dedicato a preservare la salute nella terza età. Il gruppo di lavoro sta studiando come fermare i cambiamenti fisiologici, provocati da malattie e complicanze metaboliche, che costituiscono la cosiddetta fragilità omeostatica, e che predispongono alle malattie croniche e degenerative. Ci sono meccanismi, invece, che preservano i processi fisiologici che garantiscono l’integrità: tra questi l’enzima NAMPT, che si è dimostrato capace di contrastare l’infiammazione, di cui sono affetti molti anziani, e favorire la robustezza dei processi fisiologici. Ma l’enzima NAMPT tende a ridursi con l’avanzare dell’età: i ricercatori stanno studiando perché questo accade e come combattere questo meccanismo, concentrandosi in particolare sull’osteoartrite, la terza condizione cronica più comune negli anziani.
Argento Vivo è un progetto a cui teniamo moltissimo, si occupa di chi è davanti a noi, a cui vogliamo continuare a garantire qualità di vita e benessere, oltre che rispetto e amore. Dobbiamo dare ai ricercatori il tempo necessario per sperimentare e trovare la strada giusta: i donatori sono attenti a queste tematiche, ma abbiamo bisogno di risorse importanti. Questo grande lavoro è per tutti noi.”

Combattere i tumori ginecologici con l’immunologia. Una speranza in più per tante donne.

5000 donne l’anno in Italia si ammalano di tumore all’ovaio e la diagnosi nel 75% dei casi avviene quando la malattia è in stadio avanzato. Il tumore all’utero ne colpisce 8.700 e rappresenta la terza neoplasia femminile oltre i 50 anni. Le donne sono più brave degli uomini a fare prevenzione, ma in queste forme la prognosi è ancora severa, per questo è necessario fare più ricerca”.
Anni di studi hanno portato a comprendere sempre meglio la relazione tra sistema immunitario e neoplasie e a utilizzare l’immunoterapia nella cura. Ma non è stato fatto abbastanza per i tumori ginecologici, per i quali non sono ancora sviluppati protocolli efficaci di immunoterapia. Così è nata la ricerca che vede in azione insieme l’unità di Ginecologia, guidata dal dottor Vitobello, e l’Unità di Immunologia Clinica e Sperimentale, di cui è Responsabile il professor Malvillo dell’Istituto Clinico Humanitas, e che rientra nell’ambito del progetto Pink Union di Fondazione Humanitas per la Ricerca. Con Pink Union portiamo avanti la ricerca contro le patologie femminili, sensibilizziamo l’opinione pubblica nei riguardi della prevenzione e della diagnosi precoce e mettiamo in luce la solidarietà continua tra donne. Nonostante si parli tanto di salute al femminile, le donne che si ammalano e non guariscono sono ancora troppo numerose. Pink Union, con le sue iniziative e le partnership con grandi imprese, vuole fare sempre di più.” La ricerca studia il ruolo del sistema immunitario innato nello sviluppo di queste forme di tumore per capire i meccanismi patologici che portano alla malattia e regolarne la progressione: si tratta di un progetto di medicina traslazionale, significa che il passaggio di conoscenze dal laboratorio al letto del paziente è molto più rapido. L’obiettivo ultimo è identificare nuovi bersagli terapeutici per curare o limitare l’aggressività del tumore controllandone il decorso e migliorare così la vita delle pazienti.

Tumore alla prostata: un aiuto fondamentale arriva dalla genetica.

“Gli uomini sono rinomatamente meno attenti ai temi della salute, eppure il tumore alla prostata ne colpisce circa 36.000 solo in Italia ogni anno. La ricerca sta correndo molto per individuare prima la malattia e curarla meglio: con il progetto BlueOne di Fondazione Humanitas per la Ricerca vogliamo anche far comprendere a tutti il valore della prevenzione e della diagnosi precoce. Prima si riescono a individuare le patologie, più chance abbiamo di guarire. BlueOne è una cassa di risonanza sull’importanza della salute maschile. I donatori ci credono e ci sostengono”, commenta ancora Roberto Cagliero. Uno degli studi più promettenti dedicati alla salute maschile in corso quest’anno si intitola “Mutazione dei geni di riparazione DNA e tumore prostatico: screening specifico e terapie personalizzate”, il cui principal investigator è il dottor Massimo Lazzeri, urologo dell’Istituto Clinico Humanitas IRCCS di Rozzano. E’ uno studio multidisciplinare e multicentrico che coinvolge un numero sempre crescente di soggetti maschili in buona salute portatori di una mutazione genetica che rappresenta una predisposizione all’insorgenza del tumore alla prostata: avere quella mutazione non significa ammalarsi automaticamente, ma sapere di averla aiuta i medici a capire la genetica della malattia, fare diagnosi più approfondite solo se necessario, e poter intervenire con farmaci mirati. La ricerca è iniziata a marzo 2021, ma ci sono già evidenze positive e i pazienti che stanno partecipando allo screening sono consapevoli che un’intera équipe sta lavorando per loro, per individuare la malattia precocemente e offrire così più possibilità di cura. “Il lavoro in Fondazione Humanitas per la Ricerca non si ferma mai grazie all’energia e al senso di responsabilità dei nostri ricercatori, ma anche per merito di tutti coloro che ci sono a fianco ogni giorno sostenendo concretamente ciò che facciamo. Oggi il nostro grazie va prima di tutto ai nostri donatori che ci auguriamo ci seguano ancora, e numerosi, anche nel 2022.”