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Sorrisi in Rosa
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Tumore al seno: ecco come racconti e fotografie aiutano le pazienti – lo studio dell’Università Cattolica

Il progetto Sorrisi in Rosa di Humanitas ha come obiettivo la sensibilizzazione sul tema della prevenzione a partire dall’esperienza di donne protagoniste di storie di malattia e rinascita. Per valutare l’impatto di questa attività, Humanitas ha affidato a a Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica, una misurazione degli effetti della narrazione, inclusi foto e racconti, sui percorsi di cura delle donne. E l’8 maggio, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sono stati presentati i risultati della ricerca durante il convegno “Raccontare la malattia per sostenere la cura. Rileggere la prevenzione in chiave digitale” cui hanno partecipato, tra gli altri, Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia, e Gerry Scotti, testimonial delle campagne di salute della donna di Humanitas

I risultati dello studio Cremit

Da ottobre a dicembre 2022 sono stati raccolti più di 400 questionari (rivolti per il 68% a pazienti, per il 23% a testimonial e per il 9% a caregiver). Il risultato principale emerso è che “Sorrisi in Rosa” è in grado di accompagnare le donne che diventano testimoni dalla diagnosi alla conclusione delle cure attive.

Dalla ricerca Cremit, supervisionata della coordinatrice Simona Ferrari, docente di Didattica generale in Università Cattolica, emerge che le donne intervistate hanno definito l’esperienza della malattia e della cura vissute con tre parole: forza, coraggio e positività.

Sorrisi in Rosa

Il progetto di prevenzione senologica “Sorrisi in Rosa” è nato sette anni fa da un’idea dei senologi di Humanitas in collaborazione con la fotografa Luisa Morniroli e la scrittrice Cristina Barberis Negra, entrambe ex pazienti, e ormai coinvolge oltre 100 donne da Torino a Catania, da Milano a Bergamo e Varese. Sono loro le protagoniste della mostra fotografica “Sorrisi in Rosa” che veste le sale d’attesa di tutti gli ospedali e dei centri medici Humanitas italiani, e ora inaugurata anche nell’atrio dell’aula Pio XI in Università Cattolica. Alle foto si aggiungono racconti sul sito, un libro (Sorrisi in Fiore), podcast ed eventi di prevenzione, in collaborazione con Fondazione Humanitas per la Ricerca.

Le testimonial del progetto che si sono raccontate l’hanno fatto per incoraggiare le donne a partecipare allo screening (23%), per far vedere che è possibile riuscire a superare la malattia (17%), per contribuire alle azioni di prevenzione (17%) o per portare il proprio punto di vista sull’esperienza di cura (10%). Per queste donne raccontare la propria storia è stato un modo per far emergere le emozioni (4,46 su 6), elaborare le emozioni (4,41 su 6) o condividere i ricordi (4,26 su 6).

«La richiesta di Humanitas di valutare il progetto “Sorrisi in rosa”, è stata un’occasione per misurare l’impatto della narrazione e i suoi linguaggi durante il percorso di accompagnamento delle donne in cura o in screening del tumore al seno – ha dichiarato Simona Ferrari, coordinatrice della ricerca -. In un momento di crisi in cui l’imprevisto porta nella vita di una donna, fragilità e impotenza, la narrazione entra in scena come un elemento in grado di aiutare l’individuo a definirsi come soggettività dotata di scopi e intenzionalità, di organizzare l’esperienza, rielaborarla e modificarla e di condividerla. Grazie a un approccio centrato sulla paziente le donne riescono e a raccontare, dando così un senso alla malattia, e ad incoraggiare e sostenere gli altri mettendo a disposizione la propria storia».

«Questa collaborazione, di cui siamo molto felici, ci aiuta ad affrontare scientificamente i benefici di un progetto complementare alle cure mediche, nato grazie all’energia delle donne che lo hanno inventato e che, anno dopo anno, riescono a coinvolgere altre compagne di viaggio – spiega il dott. Corrado Tinterri, direttore Breast Unit IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X -. È importante continuare a parlare di tumore del seno: con circa 60mila nuovi casi all’anno, si conferma la neoplasia più frequente a tutte le età. Grande attenzione va dedicata alle donne under50, tenendo anche conto dei controlli saltati per la pandemia che si stanno traducendo in una maggiore gravità delle diagnosi che arrivano in ospedale. Anche la Commissione Europea alla Salute ha definito la lotta al tumore al seno il primo obiettivo di cui dovremo occuparci a livello internazionale. Questo ci dice che dobbiamo continuare ad investire in prevenzione, diagnosi precoce e Ricerca».

«Le donne di Sorrisi in Rosa sono preziose alleate dei medici – continua il dott. Alberto Testori, direttore associato Breast Unit IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas San Pio X – perché sono un esempio di coraggio e di forza. Tutti insieme vogliamo sensibilizzare le giovani a partire dai 30 anni a sottoporsi ad una visita senologica annuale e a una ecografia mammaria indipendentemente dalla familiarità, e diffondere l’importanza delle Breast Unit. Questi centri costruiti attorno alle esigenze delle pazienti e al tipo di percorso che devono fare, garantiscono approcci multidisciplinari e personalizzati, capaci di ridurre la mortalità per tumore al seno di circa il 20%».

«Sono figlio di una generazione, quella del dopoguerra – ha detto Gerry Scotti durante la presentazione dello studio – in cui le donne non parlavano della malattia per vergogna, nemmeno in famiglia. Quella generazione ha patito il tenersi dentro di sé questa condizione. Oggi siamo qui per raccontare la malattia per sostenere la cura: raccontandosi, le donne di “Sorrisi in Rosa” hanno aiutato chi fa Ricerca e migliora la clinica e la chirurgia. E raccontandosi con il sorriso sulle labbra aiutano altre donne a guarire».