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Melanoma maligno, classificare al meglio il tumore negli stadi iniziali della malattia

Quando si parla di melanoma maligno la prognosi e la sopravvivenza dei pazienti dipendono fortemente dalla possibilità di fare diagnosi precoce. I melanomi maligni non sono tutti uguali e un 15% di diagnosi ad apparente bassa malignità va comunque incontro a una progressione della malattia.

Ecco perché Fondazione Humanitas per la Ricerca ha scelto di sostenere il progetto coordinato dal dottor Renato Parente, responsabile di Anatomia Patologica di Humanitas Gradenigo, dal titolo “Significato prognostico dell’espressione di Ambra1 e Loricrina nei pazienti con Melanoma in Stadio 1”. Ambra1 e Loricrina sono due biomarcatori per il melanoma. Vediamo meglio perché sono importanti.

Melanoma, caratteristiche e incidenza

Secondo le stime di AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) e Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), i casi di melanoma sono aumentati del 20% nel 2023 rispetto al 2022, con un’incidenza maggiore nelle fasce di popolazione più giovani. Anche il numero dei decessi è cresciuto costantemente. Il melanoma è il secondo tumore della pelle più frequente negli uomini sotto i 50 anni e il terzo nelle donne under 50.

I principali fattori di rischio del melanoma sono genotipici e fenotipici, in particolare il fototipo cutaneo chiaro, ma anche ambientali. Da questo punto di vista, aumentano il rischio di melanoma l’elevata esposizione ai raggi UV e l’uso inappropriato ed eccessivo di lettini abbronzanti, soprattutto al di sotto dei 30 anni d’età.

Come si interviene sul melanoma maligno?

La diagnosi di melanoma maligno viene confermata dopo un esame istologico della lesione nevica sospetta (cioè del neo). L’intervento chirurgico per l’asportazione del melanoma maligno è il trattamento standard. A livello istologico, gli specialisti valutano le caratteristiche della lesione (come grandezza, spessore e presenza o meno di ulcerazioni, cioè lacerazioni tumorali). Successivamente, decidono se intervenire ulteriormente con esami radiografici approfonditi e con l’asportazione del linfonodo sentinella, il primo linfonodo ad essere “raggiunto” per via linfatica dal tumore primitivo.

Quando l’intervento chirurgico non è definitivo o il melanoma viene diagnosticato ad uno stadio di sviluppo più avanzato, ci si avvale anche di terapie farmacologiche, che comprendono la terapia mirata a bersaglio molecolare, l’immunoterapia e la classica chemioterapia.

L’importanza della diagnosi tempestiva

In Italia, la sopravvivenza netta a 5 anni standardizzata per età è dell’88% per gli uomini e del 91% per le donne. La diagnosi tempestiva aumenta le possibilità di una buona prognosi, ma c’è un 15% di casi in cui, nonostante il tumore venga identificato ad uno stadio iniziale, contrastarlo risulta più difficile. Capire subito se si è in presenza di questi melanomi maligni “più pericolosi” è fondamentale.

Questo succede perché oggi, per i melanomi in stadio iniziale (Stadio 1), i criteri prognostici e predittivi proposti dall’American Joint Committee on Cancer (AJCC), basati sulla caratterizzazione istologica del tumore attraverso l’individuazione del suo spessore e del grado di ulcerazione, non forniscono un’analisi completa. Ecco perché servono dei biomarcatori affidabili.

I biomarcatori Ambra1 e Loricrina

Il progetto di Ricerca che stiamo raccontando, volto a verificare l’utilità dei biomarcatori prognostici Ambra1 e Loricrina per individuare sottogruppi di melanoma ad alto rischio nei pazienti a uno stadio iniziale di malattia, è di fondamentale importanza, sia in fase di diagnosi sia per la scelta dei trattamenti terapeutici più indicati.

Ambra1 è una proteina in grado di regolare le cellule cancerose attraverso un processo chiamato di autofagia, mentre Loricrina è sempre una proteina, che contribuisce al compito di barriera protettiva dello strato corneo dell’epidermide (quello più superficiale).

Capire quando un paziente è affetto da un melanoma che potrebbe progredire anche se sembra a bassa malignità, significa poter offrire al malato un follow up più adeguato e terapie personalizzate.

«Speriamo che i risultati che otterremo dall’analisi dei due biomarcatori Ambra1 e Loricrina, svolta su 140 campioni di pazienti, possano rappresentare una svolta per una più precisa stadiazione del melanoma e per individuare precocemente i soggetti più a rischio. L’obiettivo è sia quello di migliorare l’esito clinico del tumore sia quello di prevenire la progressione della malattia» sottolinea il dottor Renato Parente.

Come fare prevenzione, partendo dalla crema solare

La prevenzione primaria (evitare scottature da raggi UV), secondaria (possibilità di effettuare diagnosi precoce) e terziaria (individuare efficaci terapie locali e sistemiche) sono fondamentali per diminuire l’incidenza del melanoma, migliorare la diagnosi precoce e ottimizzare i risultati delle cure.Primo strumento di difesa è la crema solare, che va utilizzata con costanza, soprattutto nei mesi più caldi, con l’accortezza di scegliere il filtro solare più adeguato (almeno uguale a 30) e applicare la crema nel modo giusto: circa 2 milligrammi per centimetro quadrato di pelle, 45 minuti prima dell’esposizione e poi ogni due ore.

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