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Ricerca e clinica collaborano insieme per promuovere la Salute di tutti

Laddove Ricerca e Clinica collaborano insieme per promuovere la Salute dei cittadini i risultati migliorano significativamente, perché diventa possibile ottimizzare i percorsi di cura e portare i risultati della Ricerca, in più più rapidi, al letto dei pazienti.

«Mi piace immaginare questo approccio come un ponte, anzi come più ponti: connessioni e sinergie che non solo servono a portare rapidamente i risultati dei progetti di Ricerca alle persone che ne hanno bisogno ma aiutano anche il progresso dell’innovazione nel campo della medicina.

Ecco perché costruire sempre più ponti tra il banco di laboratorio e le corsie degli ospedali è una delle missioni della nostra Fondazione, che si occupa attivamente di quella che nel settore si chiama Ricerca Traslazionale» racconta Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University.

Dove si fa ricerca si cura meglio

Si sente spesso dire che dove si fa ricerca si cura meglio: non è una semplice frase a effetto, i fatti lo confermano. Il personale sanitario, in un ospedale che fa Ricerca, è abituato a porsi più spesso domande che nascono dalla realtà quotidiana dei pazienti.

Inoltre, la possibilità di confrontarsi frequentemente con altri colleghi e strutture, su base nazionale e internazionale, non solo è una gratificazione e un supporto per i clinici e il loro lavoro ma soprattutto un importante stimolo al miglioramento di protocolli e terapie.Allo scopo di favorire questo effetto positivo, FHR lavora in sinergia con tutti gli ospedali Humanitas (presenti oltre che a Rozzano e Milano anche a Bergamo, Castellanza, Torino e Catania) e opera in un network esteso, in rete con i migliori centri internazionali come la New York University, l’Università di Lovanio, il Centro di Biotecnologie di Madrid, la Queen Mary School of Medicine di Londra e l’Istituto Pasteur di Parigi.

I collegamenti tra discipline aprono nuove strade di cura

«I ponti della Ricerca non sono solo quelli che dal laboratorio conducono alle corsie degli ospedali – sottolinea il Prof. Alberto Mantovani – ma anche i collegamenti tra le diverse discipline. L’immunologia, che è al centro dei miei progetti di ricerca, offre diversi esempi interessanti in questo senso. Molte scoperte in campo immunologico vengono poi trasferite e applicate anche altrove. Ad esempio, l’immunologo Marino Kallikourdis (ricercatore in Humanitas) e il prof. Gianluigi Condorelli (cardiologo e direttore del dipartimento di cardiologia in Humanitas) negli ultimi anni hanno studiato il legame tra cuore e sistema immunitario, che in precedenza era stato per così dire trascurato. E tra le altre cose hanno capito che  i problemi cardiaci dopo l’infezione da Covid-19 sorgono a causa di una risposta autoimmune». Questo tipo di scoperte rende evidente che i collegamenti tra discipline, così come la collaborazione tra Ricerca e Clinica, apre nuove prospettive di cura.

La frontiera delle ricerche di genere

In Fondazione Humanitas per la Ricerca crediamo molto nella Ricerca focalizzata sul genere e sull’età. Oggi si parla spesso di medicina di genere ma questo approccio viene ancora praticato meno di quanto sarebbe opportuno. La ragione è semplice: storicamente nella scienza medica ha  prevalso un punto di vista focalizzato sul maschio caucasico, considerato come prototipo dell’intero genere umano, con scarsa attenzione alla variabilità e alle molteplici diversità esistenti tra le persone, per sesso, età, caratteristiche genetiche (qui potremmo linkare questo articolo ) e fattori ambientali.

Oggi sappiamo bene che alcune patologie si distribuiscono con percentuali differenti tra la popolazione femminile e quella maschile: le malattie autoimmuni colpiscono più spesso le donne, in particolare la sclerosi multipla, il lupus o l’artrite reumatoide, mentre il Parkinson, ad esempio è più comune negli uomini, così come l’infarto se prendiamo in considerazione persone in età giovanile e matura.

«Sappiamo ad esempio che le malattie autoimmuni colpiscono di più le donne che gli uomini. Ma siamo impegnati a dare una prospettiva di genere anche a patologie considerate “neutre”.»

L’oncologo Fabio Conforti, presso Humanitas Gavazzeni a Bergamo, per fare un esempio specifico, ha scoperto che uomini e donne rispondono diversamente all’immunoterapia per il tipo più comune di cancro al polmone, e questa è un’informazione preziosa nell’ottica di migliorare le terapie personalizzate sul paziente e la prognosi del singolo. In Fondazione Humanitas per la Ricerca ci occupiamo sia di Ricerca traslazionale sia di Ricerca pre-clinica (condotta in laboratorio) e clinica (realizzata insieme ai pazienti, per capire l’efficacia e la sicurezza dei protocolli terapeutici e diagnostici). Questo perché solo l’insieme di tutte queste discipline e l’integrazione multidisciplinare tra esse può consentirci di costruire il futuro di Salute che vogliamo per l’umanità, una Salute che sia personalizzata e per tutti» conclude Mantovani.

La Ricerca ha bisogno di tempo e risorse. Anche tu puoi costruire con noi nuovi ponti della Salute.